giovedì 26 luglio 2012

Niente politica in tv nel mese dello spread?


Formigoni a In onda con la coppia Facci-Lusenti.

Com’è possibile che, in un Paese che -facendo le corna- rischia il default, il servizio pubblico non abbia pensato ad un talk politico anche durante l’estate? Tutto è demandato alla 7, che indubbiamente fa un ottimo lavoro. (Peraltro, è evidente che, con le varie strambate rispetto al palinsesto ufficiale, Mentana voglia anche sottolineare il suo ruolo di vero kingmaker della linea editoriale della 7, vedi anche le sue incursioni a In Onda). 
Santoro su Raidue.
Ma è altrettanto evidente che alla Rai farebbe molto bene (anche dal punto di vista della sua collocazione sul mercato) non abbandonare il presidio sul pubblico interessato all’informazione. Che non può essere accontentato semplicemente con la seconda serata di Raidue il venerdi: ci vorrebbe un peso massimo. Certo, di talk in generale non se ne può più: ma per fare qualcosa di diverso da un talk (come fa Report e come faceva anche Raiuno con il Tv7 d’antan) ci vorrebbero redazioni aperte tutto l’anno, una macchina produttiva sempre accesa e competenze editoriali che vanno oltre il lavoro di cercaospiti. Tutte cose che costano e che  vanno pianificate per tempo. E che non sono nel dna delle redazioni dei tg, ci vogliono gruppi di lavoro dedicati.

Ma, in generale, credo che nella possibile agenda di Tarantola e Gubitosi dovrebbe entrare una risposta pratica alla domanda: quali sono i plus della Rai? Dov’è che la Rai riacquista e conferma una sua centralità? E dov’è che la perde? Chiedere a Raidue dopo lo scivolo a Santoro. 
Se la Rai vuole fare una politica efficace anche dal punto di vista commerciale (e cioé recuperare fatturato pubblicitario, oltre che abbonamenti) deve dimenticarsi i “periodi di garanzia” e tutti gli altri ammennicoli della tv commerciale anni ’90, e deve fare una sua politica commerciale legata al fatto di essere servizio pubblico 24/7 x 365 giorni. 
Gad Lerner ed Enrico Mentana.
Mediaset ha un problema diverso, continua a tentare talk politici ma non ce la fa. Per non fare discorsi complicati: se vuoi fare ascolto con un talk politico sulla tv di Berlusconi devi avere un conduttore di centro-sinistra (ma che dici? sì, dico) e un panel di ospiti non squilibrato (lo schemino tre-quattro pesi massimi di centrodestra e qualche vocina di centrosinistra è un gioco talmente scoperto da risultare trasparente anche al pubblico meno attento: quelli di sinistra non lo guardano e quelli di destra nemmeno, perché non c’è il confronto). 
Se per ragioni famigliari non te lo puoi permettere, allora tanto vale ributtarsi sul gossip, sapendo però che è una tattica difensiva e non espansiva, sembrano notizie da un mondo in rapido fading. 
Ma torniamo alla Rai. Ci sono tanti modi per risparmiare soldi, anzitutto cominciando ad eliminare duplicazioni frutto della trentennale lottizzazione. Ma ci sono pochi modi per farne, di soldi. Fondamentalmente, un servizio pubblico fa più soldi se è più amato e rispettato dal pubblico (e dagli opinion leader). Allora sarà più facile fare la voce grossa sul canone, e anche andare dagli inserzionisti chiedendo loro se vogliono investire sulla serie A. Non sulla bocciofila pensionati.

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