Quando ci si arrabbia con i politici, o come dicono gli indignati di professione, con i “nostri politici”, si augurano loro le peggiori cose.
Personalmente, ai politici che hanno a che fare con la televisione auguro solo un piccolo innocuo accidente: che gli si rompa il teletv. Una volta costretti a comprarne uno nuovo scoprirebbero, i nostri politici, che il telecomando è cambiato (ebbene sì, anche quello) e che oltre ai pulsanti tradizionali se ne sono aggiunti molti altri: accanto ai tasti che vanno dallo 0 al 9, si sono aggiunti nuovi comandi che permettono di accedere a Youtube, Netflix e Amazon Prime. Accedere a serie tv e programmi di altissima qualità diventa sempre più semplice e intuitivo ed è così possibile avere una finestra di opportunità offerta ricca e veloce. Ecco la novità : la tv intelligente, che si connette a Internet settata già prima dell'acquisto.
Il nuovo modello di funzione è quello che il bambino impara con YouTube. Catch and buy. Magari per un euro.
La fabbrica dell’immaginario passa da lì, dai comandi su e giù del nuovo telecomando, quelli che aprono le porte delle nuove fabbriche dell’immaginario. La Rai, per una volta, non è stata a guardare. Ad Antonio Campo Dall’Orto va riconosciuto il merito di aver aperto la TV di stato all’universo digitale.
Però la Rai non ha fatto accordi con i produttori di tv, pertanto non è possibile accedere a RaiPlay dalla tv così come si può fare con Netflix (ad esempio da un Panasonic). Un bel passo in avanti se si pensa che fino a qualche tempo fa era bandito l’uso del logo di Facebook o di qualsiasi social network nella promozione dei prodotti Rai. Una follia in anni in cui i loghi dei social compaiono anche sul cartone del latte. E così siamo arrivati a percepire come qualcosa di assolutamente normale che ogni trasmissione venga accompagnata da un hashtag e l’invito a seguire, condividere, commentare, retwittare. Se questo è avvenuto, è grazie a Campo Dall’Orto. Chapeau, signor politico. Sempre a lui va riconosciuto il merito di aver puntato (e investito) tantissimo su RaiPlay. Fruibile da smart tv, tablet e smart phone, la piattaforma offre servizi in linea con i suoi concorrenti internazionali: dirette, speciali, vecchi e nuovi programmi, un buon archivio e un servizio di ricerca in espansione. Ma ciò che rasenta la rivoluzione è la grafica di RaiPlay (e della Rai!): lineare, pulita, chiara, contemporanea, facilmente fruibile, finalmente comprensibile. Un balsamo per gli occhi del telespettatore medio Rai abituato, direi rassegnato, alle font e infografiche che manco in Bulgaria. Finalmente, verrebbe da dire, una Rai al passo coi tempi. O forse no. O meglio, forse non fino in fondo. Ancora oggi, infatti, i programmi vengono pensati in funzione del palinsesto tradizionale e gli spettatori pensati come fasce orarie: a tale ora davanti alla tv c’è tale spettatore che in genere vuole vedere quella roba lì. Ma le cose stanno cambiando: telecomando o meno, oggi lo spettatore si sta gradualmente abituando a decidere di vedere quello che vuole come e quando vuole, in tv, su smartphone o tablet, basta una connessione internet o una rete 4G. Delle ricadute che questo comporta per i sistemi di rilevazione si è già detto e scritto moltissimo, ma un altro aspetto altrettanto rilevante riguarda chi la televisione la pensa e la vende. Ha ancora senso presentare un progetto in termini di pubblico e fascia oraria laddove il pubblico evidentemente ancora c’è, ma la fascia oraria no? Forse sì, ma non ancora per molto. è molto probabile che in un futuro non troppo lontano guarderemo al caro vecchio palinsesto come a quel periodo in cui era proibito inserire il logo di Facebook in trasmissione. “Come eravamo ingenui, diremo, il mondo stava cambiando e noi non ce ne eravamo accorti”. Torniamo al nostro politico e al suo divano, immaginiamo che egli scopra le infinite possibilità che la tv disintermediata può offrire, è molto difficile che una volta assaporata la libertà di creare il proprio palinsesto decida di tornare indietro.
Del resto, “comandi fino a quando hai stretto in tuo telecomando” cantava qualcuno. A proposito, caro politico, sai che c'è? Livestream oppure Roku. No? Tu continua a Fazio.