Grandi
polemiche e turbamenti per il Capodanno festeggiato con 40 secondi di anticipo
su Rai1 (per non parlare della bestemmia in sovraimpressione). E pensare che
per anni quello di toppare l’orario del Capodanno era il classico incubo delle
tv commerciali coi loro veglioni registrati con giorni e giorni di anticipo.
Una volta toccò anche a me. Correva l’anno 1991 (credo, ma poteva essere il
1992). Italia Uno, direttore Carlo Freccero, mi manda a Parigi con Gigi e
Andrea (e Rinaldo Gasperi come regista). Io sarò il produttore, il Capodanno si
farà dal Crazy Horse. Ma si girerà due settimane prima, fingendo la diretta
ovviamente.
Lo
spettacolo lo registriamo per due sere di seguito, così da mettere insieme il
meglio delle due. In coda al secondo spettacolo Gigi e Andrea devono salire sul
palco, in mezzo alle immancabili ballerine, e fingere il conto alla rovescia
con apertura finale dello champagne. La platea del Crazy Horse è piena di
turisti giapponesi che non capiscono ma si divertono molto. Quando torniamo a
Milano per montare il programma la cosa più complicata è fare il calcolo esatto
per far scattare il Capodanno posticcio all’ora giusta. Vado al Toc (la messa
in onda di Italia Uno) e faccio vedere il punto esatto. Non ti preoccupare, mi
dicono. Abbiamo il riferimento del time code. A mezzanotte del 31
dicembre, dal mio televisore di casa, scopro che il Capodanno di Italia Uno
viene celebrato con un minuto di ritardo. La mia reazione del momento per fortuna
non andò in sovraimpressione su nessuno schermo. Telefonata coi responsabili
della rete che replicano senza ammettere obiezioni: Publitalia all’ultimo
momento aveva venduto due spot in più nel break precedente, erano bei soldi, la
mezzanotte del nuovo anno poteva aspettare.
Galileo Ferraris. |
Alla Rai
non basta più la mentalità del battere la concorrenza ad ogni costo, il “chillo
adda murì” che secondo la leggenda il direttore generale Biagio Agnes
pronunciava negli anni ottanta quando parlava di Berlusconi e delle sue
emittenti. Ogni giorno passato a lavorare nel cuore di Rai1, in questi ultimi
due anni, ho ricordato a me stesso e ai miei collaboratori che si può e si deve
battere la concorrenza senza ricorrere a qualunque scorciatoia: i punti di
credibilità oggi valgono più dei punti
di share. E basta poco per perdere entrambi, e non sapere più che ore sono.