sabato 23 dicembre 2017

Se il Topo, dopo aver letto Gramsci, mangia la Volpe

Nella casa di Topolino, o meglio nel forziere di zio Paperone è entrata anche la 21st Century Fox.
Così l’impero Disney diventa un colosso cinematografico e televisivo imponete, tra i più grandi d’America.
Nel forziere di Paperone c’erano infatti già la Pixar, Marvel Entertainment, Lucasfilm (Star Wars, Indiana Jones), tutto il comparto digitale relativo e i parchi di divertimento e resort.
Ma cos’ha comprato davvero Disney?
Non c’è più la logica dell’acquisizione delle imprese, compro una fabbrica, tengo soltanto il buono, smonto quello che non va.
Dirigenti, macchinari, network esistenti e tv esistenti su tutto il territorio?
No: Disney ha comprato il Fantastico.


I precedenti acquisti di Disney andavano già in questo senso: con 7 miliardi di dollari ha comprato Pixar e Marvel.. e la saga di Star Wars con 4 miliardi.
Se fosse in vita Marx sarebbe intrigato da questa storia e lo sarebbe Gramsci.
Marx direbbe che si tratta di “imperialismo”, Gramsci la chiamerebbe una operazione egemonica.

E’ uno schema non banale: un topo che mangia una volpe. E in questo caso la volpe è Fox.

Con questa manovra Disney ha comprato una parte di cervello di miliardi di persone, popolata di immaginario legato a Simpson, Pixar, di Star Wars, Marvel, tutti i supereroi Batman, Superman, sono finiti nella scuderia di Paperino

In fondo Disney aveva già fatto questa operazione 50 anni fa creando Disneyland: era stata una intuizione geniale di Walt  quella di far in modo che in una città prendesse vita l'immaginario collettivo.
Adesso Disney è uscita dal castello di Biancaneve e va a conquistare i territori non per conquistare una miniera di petrolio o di carbone ma per conquistare il mondo controllandone l'immaginario. Se nel mondo vendi pupazzi, giochi, usi characters da veicolare su pubblicità per invadere il mercato della TV che finirà, ma la ridistribuzione è già capillare in altri network o su canali come Netflix. (Se Disney vorrà).

Fino a 20 anni fa il potere era ancora nel format, nell’idea. Contava la produzione di racconti, la capacità di entrare nella fantasia delle persone e in qualche modo forgiarla.
Era la tv dell’antenna. Oggi canali di trasmissione come Rai, BBC, rappresentano un marchio, ma un marchio che funziona solo se riempito continuamente di idee forti.
Wall Street Jounrnal.
Wall Street Journal.

 Poi ci sono le operazioni di banca, in cui di vende fumo. Basta guardare al calcio. Chi controlla le partite in video la tv.
Nell’egemonia del topo però proprio l’Italia potrebbe avere un ruolo atStreet tivo.
Forse nessun Paese più dell’Italia è stato capace di metabolizzare l’immaginario americano fino a farsene interprete originale.
Siamo stati noi, gli inventori di Pinocchio, a rivitalizzare il western negli anni 60 ( con il genio di Leone).
Romano Scarpa di Mondadori.
Ma torniamo al topo: Topolino è un prodotto oramai italiano, solamente italiano.
In nessun paese del mondo, Stati Uniti compresi, si producono tante pubblicazioni con storie originali dei cosiddetti standard characters: Paperino, Topolino, Zio Paperone, Qui Quo Qua e tutti i personaggi canonici dell’universo Disney.
E soprattutto moltissimi di quei personaggi sono nati in Italia: Brigitta, Paperinik, Trudy, Battista…
E italiane sono le storie, che affondano nelle radici più profonde della nostra cultura: basti pensare alla parodia dell’inferno di Dante.
O entrare nelle eterne questioni irrisolte della nostra storia più recente, come per esempio il ponte sullo stretto di Messina. Ecco anche zio Paperone ha affrontato la questione nel 1982.

Dunque nell’impero dell’egemonia del fantastico, c’è posto per il genio italico. Un posto non passivo, ma creativo e competitivo. E originale.
Segnali ci sono. Un esempio per tutti: il film d’animazione Gatta Cenerentola. Un gioiello di tecnologia e poesia cresciuto nel pancia di Napoli.

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