giovedì 14 gennaio 2016

Il Capodanno e la Rai che perde l’orologio





Grandi polemiche e turbamenti per il Capodanno festeggiato con 40 secondi di anticipo su Rai1 (per non parlare della bestemmia in sovraimpressione). E pensare che per anni quello di toppare l’orario del Capodanno era il classico incubo delle tv commerciali coi loro veglioni registrati con giorni e giorni di anticipo. Una volta toccò anche a me. Correva l’anno 1991 (credo, ma poteva essere il 1992). Italia Uno, direttore Carlo Freccero, mi manda a Parigi con Gigi e Andrea (e Rinaldo Gasperi come regista). Io sarò il produttore, il Capodanno si farà dal Crazy Horse. Ma si girerà due settimane prima, fingendo la diretta ovviamente.

Lo spettacolo lo registriamo per due sere di seguito, così da mettere insieme il meglio delle due. In coda al secondo spettacolo Gigi e Andrea devono salire sul palco, in mezzo alle immancabili ballerine, e fingere il conto alla rovescia con apertura finale dello champagne. La platea del Crazy Horse è piena di turisti giapponesi che non capiscono ma si divertono molto. Quando torniamo a Milano per montare il programma la cosa più complicata è fare il calcolo esatto per far scattare il Capodanno posticcio all’ora giusta. Vado al Toc (la messa in onda di Italia Uno) e faccio vedere il punto esatto. Non ti preoccupare, mi dicono. Abbiamo il riferimento del time code. A mezzanotte del 31 dicembre, dal mio televisore di casa, scopro che il Capodanno di Italia Uno viene celebrato con un minuto di ritardo. La mia reazione del momento per fortuna non andò in sovraimpressione su nessuno schermo. Telefonata coi responsabili della rete che replicano senza ammettere obiezioni: Publitalia all’ultimo momento aveva venduto due spot in più nel break precedente, erano bei soldi, la mezzanotte del nuovo anno poteva aspettare. 

Galileo Ferraris.
La pubblicità è sacra per Mediaset quasi quanto il segnale orario lo è sempre stato per la Rai. L’ora esatta come simbolo quasi metafisico del servizio pubblico, per anni fornita dall’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris, vanto degli ingegneri di Torino che per primi hanno messo in piedi la televisione italiana, prima del suo trasferimento armi e bagagli all’ombra dei palazzi romani. Se la bestemmia via sms finita in sovraimpressione può essere ricondotta all’errore umano di un controllore, la deliberata manomissione del segnale orario per un punto di share in più è un colpo ben più grave. D’altronde a cosa serve il servizio pubblico se perfino per l’ora esatta è meglio guardare il proprio smartphone?

Alla Rai non basta più la mentalità del battere la concorrenza ad ogni costo, il “chillo adda murì” che secondo la leggenda il direttore generale Biagio Agnes pronunciava negli anni ottanta quando parlava di Berlusconi e delle sue emittenti. Ogni giorno passato a lavorare nel cuore di Rai1, in questi ultimi due anni, ho ricordato a me stesso e ai miei collaboratori che si può e si deve battere la concorrenza senza ricorrere a qualunque scorciatoia: i punti di credibilità oggi valgono più dei punti di share. E basta poco per perdere entrambi, e non sapere più che ore sono.

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