lunedì 19 agosto 2013

Autunno tv: la star è la politica



Diego Bianchi (Zoro) diventa trisettimanale dall'autunno con il suo Gazebo su Raitre.
Ripropongo qui il pezzo pubblicato sull'ultimo Venerdì di Repubblica.

 Chi deciderà i risultati d'ascolto più significativi dell'autunno televisivo alle porte? La politica. Eravamo stati abituati a considerare la politica come l'invadente intruso che determinava carriere e nomine o stabiliva passaggi legislativi in grado di aiutare o danneggiare uno dei contendenti sul mercato tv. Adesso invece, nella televisione della crisi, la politica è anche il genere decisivo che può determinare gli equilibri Auditel tra un canale e l'altro. 
Luca Telese, dal prossimo autunno conduttore di Matrix su Canale 5.

Come si svilupperà l'intricato plot dei prossimi mesi, che avrebbe tutti i caratteri di un appassionante soap (con elementi di crime) se non fosse che i suoi esiti decideranno in buona parte i destini di questo Paese? Dall'interesse del pubblico televisivo per l'orizzonte politico italiano dipenderà, ad esempio, il successo del palinsesto de la 7 in versione Cairo, con un Mentana a presidiare gran parte delle zone di programmazione non coperte dalla sventagliata di Formigli (lunedì), Paragone (mercoledì), Santoro (giovedì) e Crozza (venerdì), con l'unica variante del martedì noir affidato a Sottile, e che dovrebbe attrarre il pubblico femminile sottraendo un po' di fedelissime di "Chi l'ha visto" allo zoccolo duro di Ballarò. Una mossa anti-Raitre che si colloca comunque nelle logica di un palinsesto totus politicus. E la cronaca nera è un genere che ben si sposa con un cartellone dedicato ai talk politici: entrambi sono prodotti giornalistici, entrambi puntano tutto sulle uniche categorie che vengono in tv gratis: politici e assassini.
Gianluigi Paragone si aggiungerà a Mentana, Santoro, Formigli,
Crozza nel palinsesto de la 7.
Anche Rai e Mediaset avranno tanta politica nei loro palinsesti, per le stesse ragioni. E la Rai oggi può contare anche se un canale news rivitalizzato e modernizzato nel linguaggio televisivo. Nel caso di Mediaset non sarà facile per i manager editoriali mediare tra le esigenze d'ascolto e di riposizionamento delle reti nel nuovo panorama politico (che avevano portato, ad esempio, al richiamo all'ovile di Luca Telese per la nuova edizione di Matrix) con l'opposta urgenza di dare voce alle imperative richieste dell'inquilino, più o meno coatto, di Arcore. Una quadratura del cerchio quasi impossibile. E che ha al centro proprio la gestione dei temi politici nei talk, nei magazine, negli approfondimenti.
Monica Maggioni: ha
modernizzato RaiNews

D'altronde, anche per Sky la sfida di un palinsesto al risparmio non è semplicissima: bisogna evitare nuove disdette negli abbonamenti (comprensibili quando in famiglia devi decidere tra le spese scolastiche per i figli e le partite in diretta). E bisogna anche fare i conti con la fine della golden age delle serie tv americane, che solo 5 anni fa avevano da noi un'attrattiva che oggi è in parte scemata. È vero che Sky ci ha abituato a soluzioni creative anche nel campo della politica: basta ricordare l'innovazione del famoso confronto a 5 per le primarie del Pd (anche se sembra di parlare di un evento televisivo di qualche eone fa, sono passati solo otto mesi). Staremo a vedere.

La cura da cavallo a base di politique politicienne (o di antipolitica un tanto al chilo) è tutto quello che la tv potrà fornirci nell'immediato futuro? Come dice Carlo Freccero è "lo spirito del tempo". Ma due mesi fa, in quell'incontro che si svolge ogni anno a Savona ed è dedicato ad una categoria in via di estinzione, gli autori televisivi, Fabio Fazio ha intervistato a lungo Renzo Arbore
Fazio e Arbore a Savona (Ideona 2013).
Arbore è stato acuto e divertente come sempre. Ma più di lui, a sorprendere è stata la rassegna dei suoi diversi programmi, presentati su un grande schermo a centinaia di persone. Vederli tutti assieme ci ha ricordato un tempo in cui la tv sapeva anche intrattenere, e magari in modo intelligente. C'era un mood generale che ci siamo scordati: ironia, ottimismo non ottuso, gente allegra che rideva. Anche di sé. 
Quei tempi torneranno quando finirà la crisi e le tv avranno di nuovo soldi da spendere. Nel frattempo, guardiamoci Agorà. E magari Pechino Express.






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