Fabio Fazio: al comando, assieme a Giancarlo Leone, di Sanremo 2013. |
Ripropongo sul blog l'articolo sul prossimo Sanremo pubblicato la settimana scorsa dal Venerdì di Repubblica.
Il festival
di Sanremo vince quando interpreta lo spirito del tempo. Nel caso di quest’anno
non ho dubbi che la task force di
Fabio Fazio riuscirà nell’impresa. Fazio è uno che due mesi fa confessava di
non conoscere twitter e adesso tuitta
da mane a sera che è una bellezza, quindi è improbabile coglierlo impreparato
ai processi molecolari della storia (come avrebbe detto Gramsci, che non si
rivolterà nella tomba perché egli stesso impiegò del tempo a studiare Carolina
Invernizio).
Marta sui tubi. |
La regola da
seguire per la realizzazione del festival come evento televisivo è
fondamentalmente leninista: il
festival dev’essere un passo avanti
rispetto alle masse. Se i passi avanti sono due, si torna indietro perché le
masse (leggi: telespettatori) non ti seguono. Se però non c’è neanche un passo
avanti, il festival non viene vissuto come una novità e un evento (e ugualmente
non ti seguono). Devi sorprenderli senza spaventarli. Discorso che si potrebbe
generalizzare: la televisione generalista italiana, Raiuno in primis, è Sanremo
(e viceversa). Oggi Raiuno ha un direttore molto simile a Fazio per fiuto
rabdomantico, Giancarlo Leone, e uno che su twitter si firma @giankaleone non è
certo distratto rispetto alle modifiche del panorama mediatico.
Annalisa Scarrone. |
Mi sono
accorto che ho citato i due mastri di
festa del prossimo Sanremo e in entrambi i casi ho citato twitter. Beh,
questo sarà il festival di twitter. D’altronde, secondo i dati presentati
recentemente al CES, la fiera mondiale dell’elettronica consumer, in America il 40% dei telespettatori spippolano con il
proprio cellulare o il proprio tablet mentre guardano la tv, e nei casi di
eventi televisivi la percentuale cresce a dismisura. Non c’è nessun motivo per
cui non accada anche qui, nel Paese dei Telefonini. In più, un tweet o un messaggio
su WhatsApp non costano niente. E in
tempi di crisi, ritrovarsi sul sofà (magari con l’iPad in mano) è molto
rassicurante anche per chi fino a ieri snobbava la settimana delle canzonette.
Elio e le storie tese. |
Quindi
questo sarà il Sanremo del grande abbraccio digitale tra tv e internet, tra
cinguettii e gorgheggi, tra digitale terrestre e wifi. Uno può dire: sì ma gran parte dei
telespettatori abituali di Sanremo non sono esattamente dei “nativi digitali”,
quindi che c’entra? C’entra, c’entra. Perché l’idea di poter sparlare con le
amiche sulla mise dell’ospite
femminile o sull’avvenenza del giovane cantante avrà la meglio
sull’analfabetismo tecnologico.
Possiamo
dire quindi che le serate tv di Sanremo faranno per l’alfabetizzazione
informatica quello che Lascia o raddoppia
fece per l’apprendimento della lingua italiana nel secolo scorso? D’accordo,
non esageriamo. Però si va in quella direzione. Se ci pensate, Sanremo è sempre
stato un elemento di modernizzazione per il grande pubblico, anche nel campo
musicale. I più importanti cantanti e gruppi inglesi e americani, considerati
celeberrimi dai giornalisti cammellati al festival e dal pubblico più giovane,
risultavano sconosciuti alla casalinga di Voghera, ma ebbero tutti il proprio
battesimo di massa con la presenza sul palco del Festival.
Quindi il
Festival sarà iper-televisivo ed ubiquo, perché il futuro della televisione
nell’era di internet non è quello di scomparire, ma di rifarsi viva dove meno
te l’aspetti. Perché Sanremo è Sanremo, ma anche la tv non scherza.
Molto vero. C'è un nuovo gusto nel commentare (per lo più acidamente) insieme ma lontani i programmi televisivi. Il nostro gruppo di amici digitali, perchè ci conosciamo e frequentiamo solo sul web, ha seguito X Factor prima e adesso Masterchef commentando furiosamente su Facebook. Twitter non ci piace, però, perchè non è un vero e proprio dialogo.
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