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Il Re Leone, un classico Disney presente in videocassetta a dvd in tutte le case, ha raccolto oltre il 20% di telespettatori la sera del primo gennaio 2013. |
Stupore generalizzato tra gli studiosi dei media per il “ritorno
alla tv” causato dalla
crisi. L’esempio riportato da tutti sono gli ascolti del
31 dicembre. “La gente non è uscita ed è rimasta a casa a guardare la tv”. Ma cosa
mi dici mai. Veramente non si tratta di una novità, anche in questo blog lo
abbiamo sottolineato non so quante volte da un anno a questa parte, e
d’altronde i dati americani dell’anno scorso già mostravano tendenze simili.
All’interno di questa macrotendenza gli addetti ai lavori più avvertiti, come
Giancarlo Leone, fanno osservare che quelle che crescono sono le tv della
galassia digitale; e che qualche problema strutturale sulle grandi reti
generaliste c'è, eccome. Problemi legati alla necessità di ridefinire e
rinfrescare
l’offerta. Cosa più facile a dirsi che a farsi, ma da qualche parte si dovrà
pur cominciare.
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Cirilli imita Psy: il pezzo di maggiore successo crossmediale di Tale e quale show su Raiuno.
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Il dato delle
strenne è interessante anche perché esplicita
una domanda inevasa: quella di intrattenimento e di rassicurazione
family.
Family non vuol dire “per vecchi”.
Family vuol dire -come insegnavano ai tempi quelli della Disney- in grado di
unire target diversi. E quelli che l’anno prima erano usciti a capodanno, se
stanno a casa vogliono ritrovare una tv che sia come se la ricordavano, non
nella grammatica antica ma nel suo essere “di alta gamma”. E cioé, a suo modo,
ricca.
Almeno di idee. Non a caso ieri, primo gennaio, i film
family, su tutti i canali, hanno superato le rispettive medie di rete (
Re Leone per primo). I programmi di
light entertainment vanno bene quando rappresentano un
prodotto dotato di certe caratteristiche spettacolari e in grado di unire
pubblici diversi (un esempio per tutti, ultrageneralista ma non disprezzabile,
è
Tu cara me suena in versione
italiana, il
Tale e quale show di Conti).
In generale, per realizzare un intrattenimento family (e dare quindi una risposta
alla domanda di
cocooning, di rassicurazione, che nella crisi è più forte) non basta mettere assieme una scarpa e una ciavatta, per dirla come si usa nella capitale. Ci vuole un
po’ di inventiva e anche il rispetto di alcuni “production values”. La roba
vecchia, povera e rifritta, da sola non fa
cocooning. Ci vuole comunque uno
sforzo di ideazione e di
innovazione. Sennò, meglio un buon vecchio film di quelli che si
guardano sotto le coperte.
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Gion Uein in Edicolafiore. |
In generale, con la domanda di
cocooning dovranno fare i conti tutte le reti generaliste dopo le elezioni, quando i talk show politici rifluiranno nel loro zoccolo duro e ci sarà una forte domanda di intrattenimento. Ad esempio: la soluzione molto in voga di travestire un talk paragiornalistico in un programma di intrattenimento (mezz’ora a una storia di cronaca, mezz’ora di intervista a un personaggio dello spettacolo, mezz’ora di gente incazzata e via) non funzionerà ancora per molto. Serviranno di nuovo autori, idee e personaggi in grado di uscire dal
cliché paragiornalistico: in grado
di stupire, di divertire, di scaldare. Impariamo da
Fiorello con la sua edicola. Il più bel lascito del 2012 è proprio l’
Edicola di Fiorello. Che non è un programma televisivo, nel senso che non è fatto per un canale tv. E’ girato (credo) con un telefonino, meno ancora che una scarpa e una ciavatta. Ma dietro il telefonino c’è Fiorello.
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