giovedì 3 gennaio 2013

Ritorno alla tv: cocooning e pubblico family


Il Re Leone, un classico Disney presente in videocassetta a dvd in tutte le case, ha raccolto
oltre il 20% di telespettatori la sera del primo gennaio 2013.
Stupore generalizzato tra gli studiosi dei media per il “ritorno alla tv” causato dalla crisi. L’esempio riportato da tutti sono gli ascolti del 31 dicembre. “La gente non è uscita ed è rimasta a casa a guardare la tv”. Ma cosa mi dici mai. Veramente non si tratta di una novità, anche in questo blog lo abbiamo sottolineato non so quante volte da un anno a questa parte, e d’altronde i dati americani dell’anno scorso già mostravano tendenze simili. All’interno di questa macrotendenza gli addetti ai lavori più avvertiti, come Giancarlo Leone, fanno osservare che quelle che crescono sono le tv della galassia digitale; e che qualche problema strutturale sulle grandi reti generaliste c'è, eccome. Problemi legati alla necessità di ridefinire e rinfrescare l’offerta. Cosa più facile a dirsi che a farsi, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare.
Cirilli imita Psy: il pezzo di maggiore successo crossmediale
 di Tale e quale show su Raiuno.
Il dato delle strenne è interessante anche perché esplicita una domanda inevasa: quella di intrattenimento e di rassicurazione family. Family non vuol dire “per vecchi”. Family vuol dire -come insegnavano ai tempi quelli della Disney- in grado di unire target diversi. E quelli che l’anno prima erano usciti a capodanno, se stanno a casa vogliono ritrovare una tv che sia come se la ricordavano, non nella grammatica antica ma nel suo essere “di alta gamma”. E cioé, a suo modo, ricca. Almeno di idee. Non a caso ieri, primo gennaio, i film family, su tutti i canali, hanno superato le rispettive medie di rete (Re Leone per primo). I programmi di light entertainment vanno bene quando rappresentano un prodotto dotato di certe caratteristiche spettacolari e in grado di unire pubblici diversi (un esempio per tutti, ultrageneralista ma non disprezzabile, è Tu cara me suena in versione italiana, il Tale e quale show di Conti). In generale, per realizzare un intrattenimento family (e dare quindi una risposta alla domanda di cocooning, di rassicurazione, che nella crisi è più forte) non basta mettere assieme una scarpa e una ciavatta, per dirla come si usa nella capitale. Ci vuole un po’ di inventiva e anche il rispetto di alcuni “production values”. La roba vecchia, povera e rifritta, da sola non fa cocooning. Ci vuole comunque uno sforzo di ideazione e di innovazione. Sennò, meglio un buon vecchio film di quelli che si guardano sotto le coperte.
Gion Uein in Edicolafiore.
In generale, con la domanda di cocooning dovranno fare i conti tutte le reti generaliste dopo le elezioni, quando i talk show politici rifluiranno nel loro zoccolo duro e ci sarà una forte domanda di intrattenimento. Ad esempio: la soluzione molto in voga di travestire un talk paragiornalistico in un programma di intrattenimento (mezz’ora a una storia di cronaca, mezz’ora di intervista a un personaggio dello spettacolo, mezz’ora di gente incazzata e via) non funzionerà ancora per molto. Serviranno di nuovo autori, idee e personaggi in grado di uscire dal cliché paragiornalistico: in grado di stupire, di divertire, di scaldare. Impariamo da Fiorello con la sua edicola. Il più bel lascito del 2012 è proprio l’Edicola di Fiorello. Che non è un programma televisivo, nel senso che non è fatto per un canale tv. E’ girato (credo) con un telefonino, meno ancora che una scarpa e una ciavatta. Ma dietro il telefonino c’è Fiorello.

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