Ripropongo qui, per chi non l'ha letto sull'Huffington Post Italia, il mio intervento su tv e politica nel 2012. A proposito, buon anno nuovo.
Il Confronto a 5 organizzato da Sky a novembre. |
E alla fine
ce l'ha fatta. Impoverita dalla crisi economica, disturbata dal fiato di
internet al collo, povera di teste pensanti con una vision e con la capacità di rovesciare schemi consolidati, stretta
tra la morsa dei partiti e la voracità mediatica del Cavaliere, obbligata a
servire un pubblico intrinsecamente conservatore per ragioni innanzitutto
anagrafiche, la televisione italiana è stata, anche quest'anno, comunque
decisiva per l'agenda della politica.
Mentre i
leader vecchi e nuovi si misurano, un po' goffamente, con twitter (e a Monti, o
ai suoi comunicatori, non è riuscito neanche di trovare il tasto nascosto della
i accentata per scrivere con l'iPad sì, salgo in politica); mentre gli stati
maggiori dei partiti scoprono i Big Data e cercano di imparare la lezione della
campagna elettorale di Obama, il vecchio tubo si gode la sua rivincita in surplace. E il suo momento aurorale è
stato il pianto della Fornero.
Il pianto della Fornero, un pezzo da antologia. |
I primi a
riscoprire la televisione sono stati, paradossalmente, quei nativi digitali che
ci hanno trovato gusto nel second screen,
nella possibilità di commentare a caldo, mentre avviene, un evento televisivo
usando twitter e facebook. E dall'evento eccezionale (come Obama e la sua
travagliata, ma alla fine magistrale, campaign)
si è passati alla quotidianità. Sentire per la centesima volta gli ammicchi di
Di Pietro e i mattinali di Travaglio in un programma di Santoro può essere
noiosissimo: ma l’opportunità di proporre ai follower una battuta al vetriolo su questo o su quello non ha
prezzo. La tv è diventata social, e
quindi nuovamente fascinosa, per le élites. Per gli altri, per i milioni di
italiani con scarsa dimestichezza con la Rete e il digitale, quelli che “mi
apri tu la email che non ci riesco”, la tv non se n'era mai andata dall'orizzonte
delle cose importanti della giornata. Siamo pur sempre un paese di vecchi.
Servizio pubblico, su La7. |
Eppure, sotto
traccia, qualcosa si muove. E i più avvertiti hanno già capito che quella che
abbiamo davanti non è più, anche se l'abitudine ci porta a considerarla tale,
la tv della seconda repubblica. quella che nacque con Vianello e Mike Bongiorno che nel 1994 dicevano, tra un quiz e l'altro, di votare Berlusconi. Quella tv
che aveva nel suo aspetto quantitativo (più martello
e più voti prendo) la sua chiave interpretativa. Il Cavaliere ragiona ancora di
televisione usando come metro di misura i GRP, una cosa che scoprì ai tempi di
Publitalia. Più espongo il prodotto ai suoi potenziali clienti, più vendo. O
più voti prendo, che nel suo immaginario è esattamente la stessa cosa. Oggi
però questo meccanismo si è assai complicato (se sia mai stato così elementare
è tutto da vedere). Oggi la comunicazione politica parte con una punch line, come in passato, ma poi
comincia a rimbalzare alla stregue della pallina nei vecchi flipper, e le
traiettorie non sono scontate. Tutto inizia da un programma generalista ma poi
rimbalza su twitter e facebook, fa discutere i quotidiani di carta e richiama
un pubblici di ascoltatori differiti
che se lo vanno a rivedere su youtube o sui siti online dei giornali, la
notizia viene rimbalzata, triturata, scomposta dai talk show del giorno dopo
(micidiale, ed estremamente potente, il moviolone di Agorà) per poi finire sui blog ed essere ri-ripresa dai giornali
del giorno dopo, nelle lenzuolate degli editorialisti. L'effetto non è sempre
prevedibile e non dipende meccanicamente dalla quantità di ascoltatori che ti
hanno seguito "in prima istanza".
Silvio Berlusconi a Porta a porta. |
Questa nuova grammatica l'ha capita
Santoro, l'ha capita Formigli, l'ha capita Vianello, l'ha capita anche Del Debbio,
anche se lui gioca una partita diversa (Berlusconi con l'uso disinvolto del
populismo smemorato perderà comunque le elezioni ma ha trovato un modo efficace
per fare ascolto con la politica, obiettivo che fin a ieri era precluso ai talk
di centro-destra. E questo anche grazie all'abilità del conduttore di Quinta colonna).
In questo
meccanismo, che non è più quello lineare della vecchia televisione ma che è
proprio della social tv, gli ascolti
non basta contarti, bisogna anche pesarli. E un punto l'ha sicuramente marcato
Sky con il Confronto a 5 dello scorso novembre per le Primarie del Pd
organizzato, con regole e format del tutto nuovi per l’Italia, nello studio di
XFactor. Un confronto cui i due giovani guru della politica social, @nomfup
(Filippo Sensi) e @ubimaggio (Roberta Maggio) hanno affibbiato l'hashtag #csxfactor. Hashtag che in pochi
minuti ha soppiantato quello ufficiale.
E in questo meccanismo - in cui il social impone modelli alla tv e viceversa - è la chiave della nuova situazione televisiva. Che ha molto di vecchio e molto di nuovo. Come la situazione politica del 2013.
Sorprendenti ascolti per Masterchef: nonostante Berlusconi da Santoro, non ha perso ascolti rispetto alla sua media, ma ha anzi realizzato la miglior performance della stagione totalizzando oltre 630.000 spettatori, salendo di circa 100 mila unità rispetto alla puntata precedente.
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