martedì 1 gennaio 2013

La tv nel 2012: una regina più "social"


Ripropongo qui, per chi non l'ha letto sull'Huffington Post Italia, il mio intervento su tv e politica nel 2012. A proposito, buon anno nuovo. 


Il Confronto a 5 organizzato da Sky a novembre.
E alla fine ce l'ha fatta. Impoverita dalla crisi economica, disturbata dal fiato di internet al collo, povera di teste pensanti con una vision e con la capacità di rovesciare schemi consolidati, stretta tra la morsa dei partiti e la voracità mediatica del Cavaliere, obbligata a servire un pubblico intrinsecamente conservatore per ragioni innanzitutto anagrafiche, la televisione italiana è stata, anche quest'anno, comunque decisiva per l'agenda della politica.
Mentre i leader vecchi e nuovi si misurano, un po' goffamente, con twitter (e a Monti, o ai suoi comunicatori, non è riuscito neanche di trovare il tasto nascosto della i accentata per scrivere con l'iPad, salgo in politica); mentre gli stati maggiori dei partiti scoprono i Big Data e cercano di imparare la lezione della campagna elettorale di Obama, il vecchio tubo si gode la sua rivincita in surplace. E il suo momento aurorale è stato il pianto della Fornero.
Il pianto della Fornero, un pezzo
da antologia.
I primi a riscoprire la televisione sono stati, paradossalmente, quei nativi digitali che ci hanno trovato gusto nel second screen, nella possibilità di commentare a caldo, mentre avviene, un evento televisivo usando twitter e facebook. E dall'evento eccezionale (come Obama e la sua travagliata, ma alla fine magistrale, campaign) si è passati alla quotidianità. Sentire per la centesima volta gli ammicchi di Di Pietro e i mattinali di Travaglio in un programma di Santoro può essere noiosissimo: ma l’opportunità di proporre ai follower una battuta al vetriolo su questo o su quello non ha prezzo. La tv è diventata social, e quindi nuovamente fascinosa, per le élites. Per gli altri, per i milioni di italiani con scarsa dimestichezza con la Rete e il digitale, quelli che “mi apri tu la email che non ci riesco”, la tv non se n'era mai andata dall'orizzonte delle cose importanti della giornata. Siamo pur sempre un paese di vecchi.

Servizio pubblico, su La7.
Eppure, sotto traccia, qualcosa si muove. E i più avvertiti hanno già capito che quella che abbiamo davanti non è più, anche se l'abitudine ci porta a considerarla tale, la tv della seconda repubblica. quella che nacque con Vianello e Mike Bongiorno che nel 1994 dicevano, tra un quiz e l'altro, di votare Berlusconi. Quella tv che aveva nel suo aspetto quantitativo (più martello e più voti prendo) la sua chiave interpretativa. Il Cavaliere ragiona ancora di televisione usando come metro di misura i GRP, una cosa che scoprì ai tempi di Publitalia. Più espongo il prodotto ai suoi potenziali clienti, più vendo. O più voti prendo, che nel suo immaginario è esattamente la stessa cosa. Oggi però questo meccanismo si è assai complicato (se sia mai stato così elementare è tutto da vedere). Oggi la comunicazione politica parte con una punch line, come in passato, ma poi comincia a rimbalzare alla stregue della pallina nei vecchi flipper, e le traiettorie non sono scontate. Tutto inizia da un programma generalista ma poi rimbalza su twitter e facebook, fa discutere i quotidiani di carta e richiama un pubblici di ascoltatori differiti che se lo vanno a rivedere su youtube o sui siti online dei giornali, la notizia viene rimbalzata, triturata, scomposta dai talk show del giorno dopo (micidiale, ed estremamente potente, il moviolone di Agorà) per poi finire sui blog ed essere ri-ripresa dai giornali del giorno dopo, nelle lenzuolate degli editorialisti. L'effetto non è sempre prevedibile e non dipende meccanicamente dalla quantità di ascoltatori che ti hanno seguito "in prima istanza". 

Silvio Berlusconi a Porta a porta.
Questa nuova grammatica l'ha capita Santoro, l'ha capita Formigli, l'ha capita Vianello, l'ha capita anche Del Debbio, anche se lui gioca una partita diversa (Berlusconi con l'uso disinvolto del populismo smemorato perderà comunque le elezioni ma ha trovato un modo efficace per fare ascolto con la politica, obiettivo che fin a ieri era precluso ai talk di centro-destra. E questo anche grazie all'abilità del conduttore di Quinta colonna).
In questo meccanismo, che non è più quello lineare della vecchia televisione ma che è proprio della social tv, gli ascolti non basta contarti, bisogna anche pesarli. E un punto l'ha sicuramente marcato Sky con il Confronto a 5 dello scorso novembre per le Primarie del Pd organizzato, con regole e format del tutto nuovi per l’Italia, nello studio di XFactor. Un confronto cui i due giovani guru della politica social, @nomfup (Filippo Sensi) e @ubimaggio (Roberta Maggio) hanno affibbiato l'hashtag #csxfactor. Hashtag che in pochi minuti ha soppiantato quello ufficiale.
E in questo meccanismo - in cui il social impone modelli alla tv e viceversa - è la chiave della nuova situazione televisiva. Che ha molto di vecchio e molto di nuovo. Come la situazione politica del 2013.

1 commento:

  1. Sorprendenti ascolti per Masterchef: nonostante Berlusconi da Santoro, non ha perso ascolti rispetto alla sua media, ma ha anzi realizzato la miglior performance della stagione totalizzando oltre 630.000 spettatori, salendo di circa 100 mila unità rispetto alla puntata precedente.

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