mercoledì 9 gennaio 2013

Il boom del Second Screen


Percentuale di persone che usano un secondo schermo mentre guardano la tv
(dati Usa, fonte 2nd Screen Society).

Il secondo schermo avanza a passi da gigante. Il second screen, per chi ancora non lo sapesse, è il tablet o il telefonino smart utilizzato mentre guardi la tv o per guardare la tv. Insomma, sia come companion per commentare, condividere e interagire con il programma televisivo, sia come strumento alternativo al televisore di casa per vedere un programma anche nel proprio soggiorno.
Secondo i dati presentati l'altroieri al CES, la fiera di Las Vegas dell’elettronica consumer, questo mercato vale oggi 490 milioni di dollari, ma le proiezioni a 5 anni stimano uno sviluppo fino a 5,9 miliardi di dollari entro il 2017.
Tutte le realtà di mercato interessate al Second Screen.

"Con 35 milioni di applicazioni vendute durante la stagione estiva nel 2012 e circa il 40% di tutti i telespettatori [americani] che rafforzano l'esperienza tv utilizzando un secondo schermo, questa è chiaramente la tendenza del 2013", ha detto ieri nella sua relazione al CES Chuck Parker, presidente della società Second Screen.
Non si parla solo di Twitter o di Facebook, ovviamente. Il riferimento è alle ormai centinaia di applicazioni utilizzate per scoprire, valorizzare, ampliare e condividere l’esperienza televisiva.
Naturalmente questo trend spinge le grandi aziende dell’hardware elettronico a sviluppare nuove applicazioni per il Second Screen (un esempio è SmartGlass dell’XBox, che Microsoft sta lanciando sul mercato con questa motivazione: “Il tuo telefono o tablet si trasforma in un secondo schermo, compagno ideale del televisore poiché fornisce automaticamente un ampliamento dell'esperienza dei programmi TV, dei film, della musica, dei giochi e degli sport che preferisci”).
Smart Glass di Microsoft.
In pratica, il consumatore, soprattutto il consumatore giovane, nonostante la crisi, cerca sempre di più due cose: un televisore a LED sempre più grande e un secondo schermo sempre più a portata di tasca, e vuole che i due apparecchi interagiscano, gli consentano di portarsi dietro l’esperienza di visione e di commentare e condividere con la community la sua esperienza.
Non a caso l’altra faccia della medaglia è l’ingresso sul mercato di megaschermi da 65, 70 e 80 pollici a prezzi molto più bassi rispetto al passato (2500 euro per un televisore grande quasi come una parete è sicuramente un prezzo non alla portata di una famiglia media ma rappresenta un’offerta molto interessante per chi ha i soldi per comperare un videoproiettore, non devi più oscurare casa per utilizzarlo e vedi anche meglio).
In realtà i prezzi dei pannelli continueranno a scendere, il futuro è del 4K e tra poco chi non trasmette in HD verrà penalizzato almeno nelle case delle famiglie giovani, visto che le aziende ormai producono soltanto televisori full hd.
Sky Go.

Appena la banda larga sarà qualcosa di più di una falsa promessa sbarcheranno in forze anche in Italia Hulu, Netflix e Amazon Prime, mentre Sky Italia con Sky Go riesce già a proporre molti canali live più molti prodotti on demand utilizzando la tecnologia del download progressivo. Un tentativo che sta facendo anche Mediaset (ma con una voce più flebile proprio verso il segmento di mercato più alto, nel quale ha perso terreno non solo per la presenza di Sky ma anche per una certa afasia nella capacità di innovare il prodotto e il brand). E vedremo cosa farà Apple.
Insomma, sta nascendo un nuovo ecosistema, in cui, a differenza delle previsioni di qualche anno fa, televisore del salotto e device portatili, figli dei computer, stanno trovando un modo per interagire. 
Per il mondo della tv la formula è ormai chiara: chi vuole sopravvivere alla crisi e prosperare in futuro dev’essere presente dovunque, su qualunque piattaforma, con qualunque mezzo di ricezione e di consumo. E deve pensare al suo palinsesto e ai suoi prodotti come a una casa di vetro. Ma soprattutto come qualcosa che abbia un preciso e riconoscibile brand.

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