giovedì 16 maggio 2013

Lo stand-up comedian e il consenso in tv

Louis CK.
Questo post parte da un'esperienza diretta e quindi potrebbe essere in qualche modo influenzato da ciò che sto facendo. Lo dico perché mi sembra giusto essere trasparente con chi mi legge. Ma credo si tratti di problemi abbastanza generalizzabili.
Detto in due parole: sto provando -non da solo- ad affermare un programma che ha dato fin dall'inizio molto spazio agli esperimenti italiani di stand-up comedian. Lo stand-up comedian è una cosa che viene d'oltreoceano, ha antenati illustri e una lunga tradizione in America. Senza citare i precedenti degli anni settanta, oggi uno come Louis CK, ad esempio, è molto amato (e odiato) da milioni di americani. La comicità dello stand-up comedian ha alcune caratteristiche: non si basa sul "tormentone" ma tende a entrare come una lama di rasoio nei luoghi comuni che sono cristallizzati dentro la nostra testa. 
Giorgio Montanini, dei Satiriasi, ad Aggratis.
Spesso, e pour cause, lo stand-up comedian è politicamente scorretto, perché il suo compito è quello di provocare e scuotere. Spesso il gergo dello stand-up comedian è fatto anche di trivialità, usate però come grimaldello per catturare l'attenzione dello spettatore. Un espediente che ha più di duemila anni di storia.
Da noi questo genere, al di là della bravura dei singoli comedian (e comunque ne ho trovati anche di molto bravi) fa molta fatica ad affermarsi. La televisione generalista oggi parla sostanzialmente a due pubblici: uno giovane se non giovanissimo, che cerca battute e siuazioni elementari, in un clima quasi "ricreativo"; e uno, più adulto e "impegnato", che cerca nella satira un segno politico identitario (il comico "di sinistra") e perciò stesso, costituzionalmente politically correct.
D'altronde il vento che soffia nel nostro Paese, per reazione alla crisi e a ciò che è avvenuto in questo ventennio, è quello di un'indignazione morale che trova l'inevitabile scorciatoia di un moralismo spesso codino, in cui il consenso si crea combattendo ogni rimborso spese e ogni impertinenza, anche verbale, scambiata sempre e comunque per volgarità. Ma, dagli antichi romani fino all'ultimo cabarettista televisivo, come fa la satira ad essere "modest, clean and wholesome"? “Ubi sunt isti scortatores, qui soli inviti cubant? Haec nox scita est exercendo scorto conducto male” (Plauto, Anfitrione, 288).

1 commento:

  1. ma... dopo la premessa, il resto dell'articolo dov'è? sembrava interessante

    RispondiElimina