mercoledì 20 marzo 2013

La tv e i due Frecceri

Carlo Freccero.
Sono ancora a metà del bel libro di Carlo Freccero (Televisione, Bollati Boringhieri). Faccio molta fatica ad andare avanti perché sotto specie di saggio mi passa davanti anche un bel pezzo di vita personale, quindi almeno per me si tratta di lettura ansiogena.
Televisione è anche una summa del pensiero frecceriano, che si può sintetizzare così: la televisione (generalista) è la dittatura della maggioranza. E quando la televisione si fa politica, trascina questa principio fondante fino a farlo sovrapporre all'etica pubblica. Very Italian.
In realtà però (mi riservo un intervento più puntuale quando avrò terminato la lettura) posso dire fin d'ora che esistono due Frecceri. Freccero A è un proto-berlusconiano, ne incarna favolosamente gli animal spirits. E descrive meglio di chiunque altro l'incantamento che il mago stesso prova quando il sortilegio produce effetto. Freccero B è un acuto lettore del pensiero critico, un filosofo della crisi, uno strenuo avversario del neoliberismo e forse perfino del mercato tout court.
I due Frecceri, entrambi qualche spanna più alti rispetto dibattito medio sulla tv, hanno un punto in comune: anelano al consenso. Ma a differenza di Silvio, l'uomo che somatizzò con una congiuntivite la fine della seconda Repubblica, Carlo ricerca sì il consenso delle masse (come Silvio) ma anche quello dei maître à penser. Spiazzandone i luoghi comuni (magistrale il pezzo su Ricci e i modelli femminili degli anni Ottanta) e "riposizionando" la critica alla tv generalista oltre le colonne d'Ercole della solita geremiade contro la tv "nemica della cultura". Ma il suo intervento ha l'effetto di un potente analgesico. Il giorno dopo l'intellettuale tipo italiano ricomincia ad inanellare i vecchi luoghi comuni che per un attimo l'incantamento frecceriano gli aveva fatto rimuovere. Però quello era, forse, il Freccero A. Poi, per sua fortuna, c'è il Freccero B. "Per quanto io fossi preda di un profondo dualismo, le due nature in me coesistevano in perfetta buona fede" (Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, 1886).

2 commenti:

  1. l'ho preso, non ancora cominciato... ma i due frecceri mi piaccion molto, li ritrovo, pur da estraneo all'ambiente
    zamba

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  2. Per quanto mi riguarda questo post è il più intrigante spot al libro di Freccero che abbia letto o visto (di sicuro più di tutte le ospitate in tv che ha fatto per presentarlo). Sono stato a lungo incerto se prenderlo o meno, ora ho deciso: gli darò una chance.

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