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Carlo Freccero. |
Televisione è anche una summa del pensiero frecceriano, che si può sintetizzare così: la televisione (generalista) è la dittatura della maggioranza. E quando la televisione si fa politica, trascina questa principio fondante fino a farlo sovrapporre all'etica pubblica. Very Italian.

I due Frecceri, entrambi qualche spanna più alti rispetto dibattito medio sulla tv, hanno un punto in comune: anelano al consenso. Ma a differenza di Silvio, l'uomo che somatizzò con una congiuntivite la fine della seconda Repubblica, Carlo ricerca sì il consenso delle masse (come Silvio) ma anche quello dei maître à penser. Spiazzandone i luoghi comuni (magistrale il pezzo su Ricci e i modelli femminili degli anni Ottanta) e "riposizionando" la critica alla tv generalista oltre le colonne d'Ercole della solita geremiade contro la tv "nemica della cultura". Ma il suo intervento ha l'effetto di un potente analgesico. Il giorno dopo l'intellettuale tipo italiano ricomincia ad inanellare i vecchi luoghi comuni che per un attimo l'incantamento frecceriano gli aveva fatto rimuovere. Però quello era, forse, il Freccero A. Poi, per sua fortuna, c'è il Freccero B. "Per quanto io fossi preda di un profondo dualismo, le due nature in me coesistevano in perfetta buona fede" (Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, 1886).
l'ho preso, non ancora cominciato... ma i due frecceri mi piaccion molto, li ritrovo, pur da estraneo all'ambiente
RispondiEliminazamba
Per quanto mi riguarda questo post è il più intrigante spot al libro di Freccero che abbia letto o visto (di sicuro più di tutte le ospitate in tv che ha fatto per presentarlo). Sono stato a lungo incerto se prenderlo o meno, ora ho deciso: gli darò una chance.
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