mercoledì 12 giugno 2013

Apple: da lepre a cacciatrice?


La Human Interface di iOs7.

Sir Jonathan Paul Ive, dello Jony Ive, è il designer britannico (45 anni ben portati) che ha rivoluzionato lo stile delle interfacce dei computer dirigendo l'Apple's Industrial Design Group. Ive amava lo stile modernista, streamlined dei mitici televisori e radio Braun (quelli disegnati negli anni sessanta da Dieter Rams). Ma quando fu in momento di disegnare l'interfaccia (anzi, la human interface, come la chiamano a Cupertino) dei telefoni e tablet Apple, Steve Jobs, che lo aveva voluto al suo fianco, gli chiese di non esagerare con il nitore "svizzero". Le icone della Applicazioni dovevano, quando necessario, ricordare oggetti reali e manipolabili.
Jony Ive.
Fu così che il bookstore e l'edicola di Apple furono fatti assomigliare agli scaffali delle librerie universitarie americane, con quelle venature tristi da impiallacciatura che chiunque abbia frequentato un corso estivo in qualche college ben conosce. "Trova gli amici" sembrava uno stemma di cuoio cucito sui jeans, "mappe" non erano altro che un dettaglio della classica cartina stradale nordamericana, e così via. Questo stile, che i dotti chiamano scheumorfismo, fu una fissa dell'ultimo Jobs, portata avanti soprattutto da 
Scott Forstall, un fedelissimo del fondatore (che fu però licenziato, guarda un po', a dicembre del 2012). 

L'interfaccia di Samsung.
Adesso, con il WWDC13, l'annuale convegno degli sviluppatori Apple che si è appena tenuto a San Francisco, Jony Ive, che nel frattempo ha fatto carriera, ha presentato l'iOS7, la nuova interfaccia dell'iPhone e dell'iPad: rivoluzione. Tutto di nuovo streamlined, semplificato, geometrico. C'è un problema però: quella era proprio la strada scelta dai designer di Android, il sistema operativo concorrente, quello usato da Google e soprattutto da Samsung, che con i suoi Galaxy sta succhiando fette di mercato ad Apple. Quindi per la prima volta da anni Apple sembra, almeno su questo terreno, correre dietro al vincitore. Magari recupererà (nel campo dell'hardware, ad esempio, l'annuncio del nuovo, totalmente ridisegnato MacPro sembrerebbe voler dimostrare che le capacità rivoluzionarie di Apple sono intatte), ma per adesso è più cacciatrice che lepre, un ruolo inusitato per gli inquilini di Infinite Loop. L'unica cosa sicura è che questa rivoluzione avrà conseguenze nella nostra vita di tutti i giorni. Perché spingerà tutti i designer del mondo alla semplificazione e al nitore grafico. Intanto noi italiani stiamo alla finestra a guardare. Ah già, ma non eravamo i campioni del design? Vi ricordate l'Olivetti di cinquant'anni fa?


Il nuovo Mac Pro.
Update: Il nuovo Mac Pro (annunciato, ma non ancora in produzione) dovrebbe essere il primo prodotto Apple -dopo tanti anni di totale outsourcing- "assemblato, e in parte prodotto" negli Stati Uniti. Il rinnovo della linea professionale dei computer Apple sembra quindi rispondere anche ad un'esigenza "politica" di Cook: utilizzare questa linea di prodotto per rispondere all'isolamento in cui l'azienda di Cupertino si è trovata nei confronti dell'opinione pubblica per le sue pratiche fiscali (comuni a molti altri big dell'elettronica). Dimostrare di far parte del gruppo di aziende che "riportano il lavoro in America", rispondendo così ad una sollecitazione di Obama, potrebbe essere quindi la strada per rifarsi l'immagine. Anche se lo stabilimento scelto per realizzare l'assemblaggio dei componenti non occuperebbe, secondo gli esperti, più di qualche centinaio di lavoratori americani. E sarebbe con ogni probabilità ubicato nel Texas, stato in cui le tasse locali a carico delle aziende sono quasi inesistenti.

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