venerdì 20 luglio 2012

Vivremo senza libri, dischi, dvd?


Addio scaffali?


E così la Sony comprerà la Gaikai. Cos’è la Gaikai? E’ un servizio che consente di mettere  “sulla nuvola” i videogiochi. Traducendo: oggi per far girare un videogioco evoluto devi avere, oltre al televisore, una console (Playstation Sony, XBox Microsoft, Wii ecc.) e un dvd che contenga il (costoso) software del videogame. Con il sistema Gaikai, invece, basterà uno scatolotto collegato a Internet. Voi giocate da Roma, o da MIlano. Ogni vostro comando viaggia alla velocità della luce fino a un server in America, dove risiede il programma, che lo traduce in una visualizzazione che apparirà sul vostro tv. Tutta l’intelligenza è spostata in cloud. 
In parole povere: se oggi potete cominciare a rinunciare 
- alla vostra discoteca (con iTunes e iCloud ve la portate dietro, ma in realtà è soltanto un database puntato su un lontano server); 
- alla vostra libreria (Amazon ecc. vi fornisce gli e-book); 
- alla vostra collezione di dvd (i film e le serie saranno disponibili in streaming, nessuna necessità di supporto fisico, e neanche di spazio sul vostro hard disk);
-allo stesso modo, da domani potrete rinunciare anche allo scaffale con i dischi dei videogiochi. Un aspetto fondamentale per l’industria: non potrete più utilizzare videogiochi craccati e masterizzati dall’amico compiacente. Perché i programmi saranno custoditi sulla nuvola, in pratica dentro grandi datacenter.
Un videogioco in streaming.
Fin qua il discorsetto da blog tecnologico. (Anzi, loro potranno farvelo molto meglio di me, le notizie più fresche le ho raccolte da Riccardo Meggiato, mio specifico guru sui videogame).
La domanda che mi faccio è un altra: questa eliminazione tendenziale del supporto fisico è stato teorizzata da Steve Jobs quando ancora a noi sembrava fantascienza (e Jobs, passando dalle parole ai fatti, aveva boicottato la diffusione dei bluray escludendoli dalla configurazione interna dei mac; adesso i suoi epigoni hanno addirittura eliminato il lettore dvd dai nuovi MacBookPro). Chapeau alla lungimiranza. Ma, mi domando: in ogni civiltà è presente l’elemento del possesso fisico, l’elemento feticistico, insomma: il collezionismo.
Crescono gli e-book, diminuiscono i libri di carta.
Tutti noi collezioniamo qualcosa che ci serve non per il suo valore d’uso ma per il suo valore simbolico: l’intellettuale (mosche bianche, ok) ha la sua libreria. E anche se non riaprirà mai più in tutta la sua vita il 90% dei libri che possiede, la presenza di quei libri ha un senso. Ha una forte valenza simbolica. La presenza di un libro sullo scaffale è in qualche modo una scrittura. Scrive di noi.
L’amante della musica avrà la sua collezione di dischi (anche se la maggior parte dei pezzi li sente dall’iPod o da un hard disk). Il ragazzo appassionato di videogiochi avrà il suo scaffale dei games. E l’appassionato/a di cinema terrà tantissimo alla sua collezione di dvd e bluray, piena di “edizioni speciali” di classici del cinema. 
Sono nicchie? Sì, ma messe assieme non lo sono più. Come il bambino che segue le serie di Ben 10 o degli orridi Power Rangers ma pretende anche la sua collezione di pupazzi, supereroi, alieni e villains. A questo aspetto della questione (il feticismo) i teorici del cloud non hanno ancora pensato. Di solito la risposta è: guarda che si tratta di un fatto generazionale, i ragazzini non hanno più bisogno di queste cose. Ne avranno bisogno comunque, magari in forme diverse. Sì, ma quali? Cosa racconterà di loro, domani?

1 commento:

  1. La tua domanda è stimolante, assai. Mi viene in mente che ci sono civiltà che praticano il potlatch (e spesso i beni del potlatch non sono dati via, ma semplicemente distrutti). Per quel che può valere la mia testimonianza, non mi sono mai affezionato a nessun libro, disco, film. E se guardo ai miei tre figli non credo che diverranno collezionisti di qualcosa. Vivranno più semplicente senza la pesante zavorra dell'oggettistica. Concepiranno queste cose come il respiro, come il cibo, come l'acqua. Respiri, mangi, bevi e vai avanti. Non te li porti dietro per sempre. Fortunati loro.

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