Carlo Freccero. |
Sabato scorso Carlo Freccero, istigato dal gruppo di
Fazio che aveva organizzato “Ideona”, il convegno degli autori tv che si è tenuto
per quattro giorni a Savona, ha tenuto un’affollata conferenza-lezione dal titolo
molto how-to: “Le sette regole d’oro
per un programma di successo”. Non ho resistito alla tentazione di proporvene
una trascrizione, assolutamente parziale (e non controllata dall’autore). Per assoluta mancanza di spazio qui vi
riporto soltanto la prima regola. More to come.
“L’ideazione nasce
sempre e comunque da un perimetro di costrizione. E’ come il melò: più
costrizioni ci sono, più si ama una persona. Pensare di potersi presentare
semplicemente dicendo “ho un’idea” è una cosa che detesto, non vuol dire nulla.
Per chi hai pensato quell’idea? Per quale rete? Per quale fascia oraria? Per
quale motivo? Occorre sempre perimetrare la creatività: più è perimetrata, più
sarà vivida e flamboyant.
La prima regola è
fatta di quattro a priori:
1. La linea
editoriale della rete: in questo panorama in cui ci sono reti generaliste,
reti tematiche e tante altre cose, occorre subito stabilire da che luogo noi
parliamo. Situarsi nel campo di battaglia. Anche adesso che le reti sono
spappolate, anche adesso che sono una marmellata.
Ogni rete ha la sua storia, una sua identità.
E’ come nella moda. Anche Galliano, se va a lavorare per una
certa maison, deve in qualche modo rispettare queste regole. Non può fare
l’eccentrico ma deve in qualche modo ripercorrere la memoria storica della
maison. Lui ha fatto una battuta sbagliata ed ha dovuto lasciare la Casa.
2. Qual è lo scenario competitivo nel
quale bisogna emergere e gareggiare? Farò un esempio classico. Come sono nate
le serie tv con un running plot (cioé
con una narrazione autoconclusiva affiancata da un racconto dello sviluppo dei personaggi
nelle varie puntate)? E’ molto semplice. Negli anni ’80 è apparso Dallas, la prima soap opera di prime
time in America, con un ascolto incredibile. E tutti gli autori di poliziesco
si sono messi le mani nei capelli. Come si poteva rispondere a questo successo? Anche perché il poliziesco è il genere principale della fiction americana. E allora hanno inventato una serie come Hill Street Blues dove, accanto al caso di puntata, si sviluppavano tutte le storie dei vari protagonisti della serie.
Francesco Guccini e Caterina Caselli durante il Concerto per l'Emilia. |
Lo scenario è
fondamentale: perché la televisione, lo dico con tristezza, lavora sull’audience. Non c’è mai un superlativo,
“bellissimo, straordinario, indimenticabile”, come al cinema. CSI nel 2006 fa
un ascolto incredibile e allora la concorrenza inventa il Dr House: è un
medical drama che però è un poliziesco. E, tra parentesi, usa le stesse
immagini di sintesi di CSI.
Altro esempio: il sabato negli Stati Uniti non si fanno più
programmi, solo sport o repliche o programmi locali. E anche in Italia i grandi
show non vanno più al sabato. Perché il pubblico che conta a livello
pubblicitario il sabato non c’è.
Bisogna avere l’umiltà di capire quindi che un programma
come C’è posta per te, che a qualcuno
magari può sembrare rivoltante, è invece il programma che spiega molto bene
cos’è il sabato sera: rimane a casa solo un certo tipo di pubblico. E su questo
pubblico C’è posta per te riesce a
splendere e luccicare. Sarebbe un errore contrapporgli un programma più
festoso.
3. Il marketing “culturale”. In questo
senso sono figlio di Guglielmi. Lo spirito del tempo indica l’insieme delle
mode, dei tic, delle credenze, delle tendenze. Ogni epoca ha la sua tv. La tv
del 2000, in pieno liberismo, in cui si pensava che l’individuo fosse al centro
del mondo, non può che produrre il reality.
Il reality è l’orgia della filosofia liberista applicata alla tv. Cui si
contrappone la “tv verità”, la tv del sociale, la tv del “noi” contrapposta
alla tv dell’”io”. C’è una famosa
espressione di Serge Daney, un critico cinematografico dei Cahiers du cinéma: la tv è
l’inconscio a cielo aperto. Un’espressione che ha le radici in Miti d’oggi di Roland Barthes.
Lo spettacolo, la moda, sono la schiuma, l’immaginario della
società. Negli anni in cui la televisione era tutto un reality anche la vicenda
della morte di Papa Wojtyla è stata
vissuta come un reality. Wojtyla sapeva fare missione, era un genio.
Fazio ad esempio:
fa i suoi grandi spettacoli, da Vieni via
con me a Quello che (non) ho,
sempre in periodi di crisi. Se non ci fosse stata la crisi non avrebbero avuto
questo effetto dirompente. In un momento di ottimismo questi programmi sarebbero
stati sbagliati. Lo spirito del tempo: bisogna capire in che momento siamo.
L’unico spettacolo di Raiuno che mi ha colpito quest’anno è stato il Concerto per l’Emilia. Perché
funzionava così bene? Perché era molto “archivio”, nostalgia, ma anche perché
rappresentava lo spirito del tempo. Rockpolitik
è stato fatto nel momento massimo del berlusconismo. E Celentano (scusate
se faccio questo esempio anche se oggi sono di destra) costruisce questo
programma come una chiesa in cui tutti possono ritrovare sollievo. E’ il
momento giusto.
4. Budget. Non si può fare qualcosa senza
avere un budget.
Sono le quattro cose rispetto alle quali ogni autore deve in
qualche modo fare opera di modestia, non essere autobiografico. “
(continua)
Racconta molto bene cose che, forse, sono un po' vècchie.
RispondiEliminaNon hai idea di quanti dummies ci siano nelle reti tv.
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