martedì 2 ottobre 2012

Reality, il box office e la realtà



Il grandissimo Aniello Arena nel confessionale auto-costruito in Reality.
Il box office del primo weekend non ha premiato Reality. Ma tra vent’anni ci ricorderemo del Grande Fratello per il film di Garrone. Un film di rara eleganza e di splendente regia (come gira e monta Garrone nessuno mai, ecc.). Un film che non si può non vedere. 
Forse però un errore di comunicazione, nel promuovere questo film, c'è stato. Ed è stato quello di puntare tutto sull’oggetto (il reality televisivo e in genere il miraggio della promozione sociale attraverso la televisione) piuttosto che sul soggetto (la famiglia e la gemeinschaft italiana in questo crinale storico). Non so se sia un caso, ma mi pare che il lancio francese (rubo il manifesto da un tweet di Giorgio Viali) sposti saggiamente l’attenzione su quest’ultima.
La locandina francese di Reality.
Altrimenti il rischio è che Reality venga interpretato come un meraviglioso film in costume, quasi un musical bollywoodiano che ci parla di un’Italia che non esiste più, o che comunque, se esiste, non è più maggioritaria. Luciano e Maria oggi non sognano l’ascesa sociale nella Casa, ma si rassicurano nelle loro angosce piangendo con gli ospiti di Maria. Il sogno del GF è finito, assieme a tanti altri sogni di questo ventennio.
Ma il film di Matteo Garrone è molto più di questo. E’ un racconto fatto con la pazienza dell’entomologo e la precisione del chirurgo. Il problema è che entrambe queste difficili professioni si esercitano meglio sui corpi morti, ed in questo senso Reality può essere vissuto come una morgue di lusso.
Ciò che è necessario fare è sollevare lo sguardo dal corpo morto e seguire la dinamica attorno al luogo del delitto: e l’umanità dolente di Garrone è il vero racconto, tuttora non caduco, del film. Insomma, fatta pari a 100 la radiazione che proviene dallo schermo, rifletta l’esaminando sul perché l’esposizione ai raggi dei reality ha prodotto nella società italiana mutazioni più significative rispetto a ciò che è avvenuto in altre parti d’Europa.  [E più simili a cose viste in altre parti, meno fortunate, del mondo. Ricordo, en passant, il successo che ha avuto nelle Filippine la versione di Pinoy Big Brother con protagonisti ragazzini in età puberale.]


Valuti il candidato assonanze e dissonanze rispetto alle esperienze straniere. E concluda riflettendo sui mali endemici della società italiana. Per la quale Antonio Gramsci utilizzava sì la categoria di società civile, ma con qualche riferimento alla Russia zarista, dove la società civile, appunto, era “primordiale e gelatinosa”.

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