lunedì 28 gennaio 2013

Le fatiche di ieri, di "E se domani" e di dopodomani


Massimiliano Ossini e gli inviati di E se domani? (Raitre, 2013).
Prima venne Piero Angela. Sul quale ho già scritto in passato, sottolineandone gli immensi meriti e il brand ormai consolidato. E poi?
Guardando il programma di divulgazione scientifica in onda in queste settimane su Raitre, E se domani, uscito dalla factory di Simona Ercolani, mi sono fatto alcune idee. Importanti anche per me, perché ai primi di marzo toccherà al nostro gruppo creativo andare in onda con un programma alla stessa ora del sabato (l'ho chiamato Metropoli e sarà condotto da Valerio Massimo Manfredi).
Luca DeBiase e gli inviati di Cosmo, pilota
in prima serata (2010).
Poiché il sabato sera di Raitre non mi è nuovo (da King Kong a Gaia all'esperimento di Cosmo in prima serata, un one shot che fece un 6% scarso ma secondo me aveva molti lati interessanti) mi permetto qualche considerazione:
1. E se domani è fatto bene. Rispetto alla prima edizione (con gli ospiti in studio e un conduttore-rivelazione come Alex Zanardi) è anche più innovativo. Si vede che dietro c'è un lavoro sui contenuti e sui linguaggi, anche per avvicinarsi allo stile del factual internazionale (come avevamo tentato di fare anche noi due anni fa con il pilota di Cosmo: inviati scientifici con specifici skill, cura dell'immagine, tono veloce e assertivo).
2. E se domani ripropone il formato del magazine scientifico. In ogni puntata si parla di tante cose, anche slegate tra loro (d'altronde anche Quark era costruito come un magazine). Con molta scienza e tecnologia e attenzione all'ambiente.
3. E se domani non ha un conduttore identificato come "esperto": però Ossini conduce da tempo una parte del pomeridiano Geo & Geo sulla stessa rete, quindi è un volto non solo gradevole ma anche già sdoganato sull'argomento.
4. I temi dei servizi di E se domani spesso sono azzeccati e intriganti.
Nonostante ciò, gli ascolti di E se domani sono bassi (attorno al 3%). E' possibile individuarne le ragioni? Ci provo:
Barbara Serra in Cosmo, seconda serata (2012).

a) il pubblico d'elezione dei programmi di divulgazione scientifica il sabato sera, fino alla metà della prima decade del 2000, era circa il 7% del totale ascolto, che saliva al 10-11% con la factory Angela, grazie alla sua credibilità e al fatto che Angela riusciva a portare su Raitre un segmento di pubblico tradizionalmente di Raiuno. La media d'ascolto di Gaia era attorno all'8%, quella di Angela padre e figlio superava stabilmente il 10.
b) Si trattava di un pubblico che viveva la divulgazione scientifica come alternativa intelligente al varietà del sabato. Un pubblico prevalentemente (ma non unicamente) maschile adulto, con una partecipazione di bambini (papà più figlio, nonno più nipote).

Valerio Massimo Manfredi con Andrea Vianello durante le riprese
della prima puntata di Metropoli, a Bologna.
c) Durante gli anni 2000 Italia Uno sperimentò la collocazione al sabato sera del lungometraggio d'animazione. I cartoon e i film family a tecnica mista (attori veri compositati con l'animazione) hanno cominciato ad essere disponibili in quantità rilevante sul mercato televisivo quando si è infranto il monopolio Disney. Il lungometraggio di animazione è una soluzione di marketing interessante per un pubblico cinematografico che ormai vive soltanto nei centri commerciali: i nuovi film d'animazione tengono conto di questo e cercano di creare una narrazione family con sottotesti e ammiccamenti a favore del pubblico adulto. Al tempo stesso, ridimensionano le immagini parentali in modo da essere graditi dai bambini di oggi (la figura paterna, prima espunta dalla narrazione, oggi è presente ma rappresentata in modo goffo, mentre quella materna è normativa. Di solito il plot è un piccolo romanzo di formazione in cui il figlio impara cos'è la vita e il padre impara fare il padre, ecc.). Questa offerta, resa disponibile per i network televisivi, raccoglie a metà della prima decade del 2000 una percentuale d'ascolto il sabato sera attorno al 10%, incrinando il target della divulgazione scientifica su Raitre.
Si gira Metropoli: reenactment nel Teatro anatomico
dell'Archiginnasio di Bologna.
d) l'avvento dell'anticipo di campionato il sabato sera su Sky erode progressivamente, durante gli anni 2000, un'altra parte di pubblico maschile (papà e figli maschi, ma anche pubblico femminile giovane, che avendo Sky, il sabato si guarda la partita) e inizia a penalizzare anche il cartone di Italia Uno;
e) la diffusione dei canali satellitari specializzati e dei canali di factual sul digitale terrestre fornisce a getto continuo le produzioni documentaristiche internazionali che prima erano riservate ai programmi di divulgazione scientifica del sabato sera (tutti i programmi scientifici di Raitre erano fatti per buona parte di documentari d'acquisto rieditati, mentre oggi devono ricorrere in gran parte all'autoproduzione. Un documentario medio di BBC o NatGeo di alta gamma, "blue chip", costa al suo produttore circa un milione di dollari e viene ripagato dalle vendite internazionali. Un documentario della stessa durata realizzato in Italia viene pagato dai broadcaster italiani circa 20.000 euro. E' chiaro che la qualità non può essere la stessa).
f) il pubblico più interessato a prodotti di gamma alta e innovativi anche in questo settore è distratto quindi da altre offerte, e il mood generale della rete non l'ha finora cercato in altre giornate. (Il pubblico di Fazio e quello di Report lambisce ma non occupa questi territori, su cui è insediato il gruppo Discovery). Quindi per l'effetto paradosso un linguaggio innovativo, mentre non raggiunge il suo pubblico d'elezione, può inizialmente allontanare lo zoccolo presente comunque il sabato sera su Raitre.
g) Per tutte queste ragioni lo zoccolo del sabato per un programma di divulgazione scientifica su Raitre si è ridotto di circa tre punti.
Valerio Massimo Manfredi racconta
la storia economica della mortadella.
In altre parole, non è un passeggiata. Non lo è per E se domani e non lo sarà per noi con Metropoli. La scelta fondamentale da fare, secondo me, è quella di dare comunque una forte linea narrativa ed un argomento principe ad ogni puntata. Il sabato sera di divulgazione scientifica deve comunque raccontare una storia. Appassionante, scientificamente fondata, ma una storia. Facendo uso di tutti i mezzi (effetti speciali compresi) che aiutino a renderla seducente e intrigante. E dotandosi di un mediatore forte con il pubblico.
Ho la fortuna di avere coinvolto Valerio Massimo Manfredi, che è certamente un grande narratore e uno storico. Sarà comunque un'avventura, come portare la propria nave in mare aperto quando c'è un fortunale e le sirene cantano. In caso, ci legheremo all'albero di prua (Odissea, libro XII).

4 commenti:

  1. Esempio.
    Prova a pensare, invece ahce ad una favola, o racconto, ad una parola.
    Immagina di dedicare ogni puntata ad una parola da usare esattamente come un prisma.
    O, meglio, come un crocevia, attraversato da cinque sei narrazioni. La atraversa la strada della morale, quella della scienza, quella della storia, quella della tecnologia, quella del costume.
    Ogni strada ha un viaggiatore. E nel creccevia c'è un vigile. Cosa fa il vigile? Dirige il traffico parlando in modo meraviglioso della parola della settimana.

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  2. l'idea della parola... mah.
    secondo me una cosa che era forte in angela, al di la' di tutte le varie analisi che sono interessanti ma spesso si contorcono su se stesse, era una cosa semplice: non c'erano "pretesti".
    E l'idea della parola, o di altre cose, sarebbe un pretesto. Ma perchè ci va un pretesto? Perchè Melville può partire con un manualone sullo spermaceto senza nessuna dissimulazione che lo renda digeribile al pubblico, e scrive un capolavoro, mentre altri affannosamente cercano di dissimulare il "blocco informativo" all'interno della narrazione normale e risultano mortalmente pallosi?
    Boh.
    Non mi intendo di TV, ma credo che il linguaggio sia sempre quello: forse una cosa importante è essere bravi a narrare, e poi crederci che quel che dici sia interessante?

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  3. Tutto giusto, ma mancano due cose fondamentali:
    1) Nessun produttore/capoprogetto ha il coraggio di sperimentare SUL SERIO perché ha paura di fare ascolti bassi, perciò alla fine dei conti fa un programma tradizionale e fa ascolti bassi. Forse non è una bella pensata non provare a sperimentare veramente sui testi, sul racconto e sul linguaggio. Non sugli effetti speciali.
    2) Nessun produttore/capoprogetto sa fare edutainment (divulgazione più intrattenimento) cosa in cui gli anglosassoni sono maestri. Perciò il sabato, che da sempre significa serata di intrattenimento, fanno solo divulgazione e niente intrattenimento. Quindi la storia è scientificamente fondata, ma è una pizza infinita seriosa e pesante. E quindi non ci si diverte e quindi magari vediamo Sky che oltre a divulgare diverte anche un po'...

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  4. Scusa, ma perché Metropoli? Perché V.M. Manfredi all'Archiginnasio di Bologna? Divulgazione scientifica o storica? Dici che si possono fare tutte e due insieme?
    La tua analisi sui flussi e gli spostamenti dei pubblici è molto azzeccata. Mi chiedo se qualche collega giornalista di televisione ti legga ogni tanto.

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