mercoledì 6 febbraio 2013

Meno sondaggi e più confronti

[UPDATE: L'Agcom ci ha ripensato ed ha proibito la diffusione dei sondaggi, anche attraverso l'App per smartphone e tablet, dal 9 gennaio. E adesso chi indennizza Weber (e quelli come me che hanno pagato)?] 
Ho scaricato, a pagamento, un'App per i miei iPad e iPhone che si chiama PoliticApp ed è realizzata dall'Swg. Tutte le mattine alle 7 mi sveglia dandomi l'ultimo sondaggio. Dicono che continueranno a farlo anche nel periodo dell'embargo, grazie ad una falla nella regolamentazione dell'Authority (per cui i servizi su App e la loro eventuale diffusione tra i propri "amici" di facebook non vengono considerati messaggi broadcast, non sono pubblici).
L'Applicazione di SWG sull'iPhone.
Tralasciando ogni valutazione sulla pessima idea di farsi svegliare ogni mattina dal bip del nuovo sondaggio dell'ottimo Weber (ci saranno metodi migliori per iniziare la giornata) il punto è che ormai i sondaggi non sono sondaggi ma metasondaggi: il sondaggio è parte di una catena comunicativa, è assieme effetto e concausa dei possibili ondeggiamenti nelle intenzioni di voto e soprattutto interviene pesantemente nell'agenda mediatica della "notiziabilità". 
L'utilità di tutto questo ambaradan è tutta da dimostrare. Tanto gli italiani sono notoriamente, oltre che smemorati, ansiosi e permeabili all'effetto bandwagon, dei simpatici bugiardi per quanto riguarda le loro intenzioni nel segreto dell'urna. I più vecchi ricorderanno che ai tempi della prima repubblica non trovavi mai nessuno che votasse democristiano (e poi la Dc vinceva regolarmente le elezioni). 
Il vero punto è un altro: siccome i sondaggi sono fotografie e non segnano tendenze di lungo periodo il vero problema non è il risultato singolo ma la centralità mediatica di quello che fai. Che non può essere confusa con "l'errore di inseguire l'avversario sul suo terreno". 
In altre parole: consiglierei a chi si sente ancora vincente ma un po' appannato rispetto alla centralità mediatica di rovesciare il tavolo: sulla gara a chi le spara più grosse non c'è partita. E nessuno sa ballare il tip-tap meglio di un Fred Astaire (sia pure sovrappeso). Sul terreno del confronto diretto, invece (a tre, a quattro, a cinque, a sei) il principio di realtà vince sulle sirene populiste, di qualunque genere. Sarebbe bene richiederlo a gran voce, questo confronto. Puoi essere incumbent nei sondaggi e - allo stesso tempo- non essere più centrale nell'agenda mediatica. A lungo andare non è una buona cosa, perché i sondaggi sono una foto, ma la vita è un film. 

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