lunedì 25 febbraio 2013

Spotify contro iTunes, il darwinismo crudele del web



Spotify, il servizio di streaming musicale per abbonamento nato in Europa, è la vera
sfida a iTunes e alla Apple.

A fornirti La canzone mononota di Elio o Scream & Shout di will.i.am e Britney Spears son bravi tutti. Allora ho provato con qualcosa di più difficile, tipo The Planets di Gustav Holst: ne avevano otto esecuzioni diverse. Poi ho cercato La lontananza nostalgica utopica futura di Luigi Nono. E c’era anche quella. Kilindini Docks: tre versioni. D’accordo, Spotify, ti pagherò i 10 euro al mese per avere con me, in streaming, tutta la musica che voglio. Sul pc, sul mac, sul tablet e sul telefono. E’ qui che mi sono detto: ecco un altro terreno sul quale Apple è seriamente minacciata. E se non cambia passo…
I concorrenti di Spotify.
La libreria di iTunes è stata la grande invenzione che ha sepolto gran parte dell’industria discografica e delle catene dei suoi retailers (mettendo in crisi i vari Tower Records ecc. in America e Inghilterra e qui Messaggerie e Ricordi). E dando una risposta alternativa allo scarico abusivo di musica. Ma adesso anche quella formula sembra datata. iTunes è basato sostanzialmente sul download dei brani. Scarichi una canzone e paghi un euro scarso. Un euro è un micropagamento, la soglia sotto la quale non dai importanza al valore del danaro. Ma quell’euro, sommato a tanti altri, fa una bella somma. E soprattutto, un pezzo scaricato, anche legalmente, non è un pezzo “di tua proprietà”. Non è come un cd o un vecchio disco di vinile. Non lo lascerai ai tuoi eredi. Più probabilmente lo perderai nei meandri degli hard disk, assieme alle migliaia di foto fatte con lo smartphone. Sì, puoi riscaricarlo, puoi metterlo sul cloud e ritrovarlo lì chissà per quanto tempo. Forse. Ma non è più “cosa tua”. Una volta che sei passato mentalmente dalla proprietà di un bene al suo usufrutto hai già compiuto una rivoluzione mentale. Dolorosa per i feticisti come me, che hanno collezionato per decenni libri e dischi. Ma forse inevitabile. E tanto comoda.
iTunes Store nella versione 11.0.

E allora, a quel punto, non è meglio lo streaming (se la rete funziona)? Non è meglio portarsi dietro tutta la musica del mondo invece della tua piccola parte? Non è meglio scambiare playlist invece che dischi o chiavette di mp3? In più Spotify esce in iOs a 320kbyte, una qualità che, ascoltata con un medio impianto hifi, per non parlare delle spaventose cuffiette degli smartphone, è indistinguibile da quella di un cd. E soprattutto, hai a portata di mano tutta la musica del mondo. (No, non tutta, i Beatles per ora non ci sono, mentre iTunes finalmente li ha avuti. Ma chi non possiede un album dei Beatles? E gli accordi con le majors sono tuttora in corso).
Il confronto tra i vari servizi di streaming e downloading secondo il britannico
Which? (I prezzi sono in sterline).

Avverrà la stessa cosa anche con il video? E’ solo questione di tempo, arriveranno Hulu, Netflix e company. I dischi non scompariranno, i dvd e bluray non scompariranno, così come non sono scomparsi i teatri d’opera. Ma quanta gente va all’Opera?
P.S.: Come tutte le applicazioni social, anche Spotify è fantasticamente intrusiva. Oltre a consentirti di scambiare playlist ti informa anche di quello che ascoltano gli amici. Leggo sulla barra a destra che in questo momento (8.15 del mattino) Guia Soncini sta ascoltando l’ennesima canzone di Guccini. E’ la community, bellezza.


2 commenti:

  1. Spotify è veramente fantastico e poi utilizza l'ogg vorbis che è senz'altro migliore dell'AAC usato da Apple, figuriamoci rispetto all'mp3. In futuro dovrebbe passare al suo successore OPUS ancora migliore!

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  2. Bell'articolo informativo. Non riesco più a fare a meno di spotify, è troppo indispensabile. Itunes oramai lo uso solo per mettere le canzoni sull' Ipod/cell.

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