martedì 12 febbraio 2013

Sanremo e l'Italia smarrita


Sanremo 2013, il palco.

Ripropongo qui il mio post pubblicato ieri sull'Huffington Post.

Il festival di Sanremo, che già tutti pronosticavamo al centro del circuito politico-mediatico della settimana pre-elettorale, è stato pesantemente spiazzato dalla storica breaking news delle dimissioni del Papa. Bastava vedere la conferenza stampa d’inizio festival (e per vederla si doveva andare su internet, in quel momento tutti i canali facevano le straordinarie su ben altra conferenza stampa, quella di Padre Lombardi) per capire che la balena è stata spiazzata. Ma sarà anche spiaggiata? Già sui social network si addensano fosche previsioni (“dei cantanti e dei comici del festival non interessa più a nessuno, tutti vogliono sapere di Benedetto XVI”). Sarà  davvero così?
Luciana Littizzetto.

La mia personale previsione è che no, non sarà così. Non sarà così dal lato degli ascolti (che andranno benissimo). Sarà così per l’eco mediatica, per gli ascolti che “non si contano ma si pesano”? Forse domani il clima non sarà il solito tra i giornalisti in sala stampa. Ma minuto dopo minuto l’unico punto fermo della nostra società dell’incertezza, il Festival di Sanremo, si ergerà comunque come un corale e salvifico punto d’incontro dell’Italia smarrita. E tutti cominceremo a twittare. Se il giornale del mattino era per Hegel la preghiera laica dei borghesi, le serate del festival saranno, più modestamente, la nostra laica messa cantata, e insieme il punto di compensazione delle nostre ansie e delle nostre incazzature. Esagero, eh? No, non esagero. E Fabio Fazio lo sa benissimo. Il duo Fazio-Leone è una staffetta di cavalli di razza da prima Repubblica. Giocano di sponda, ma non gli sfugge mai il pallino.
Dicono che quest’anno la scenografia di Sanremo abbia gli strappi sulle tele, come i tagli di Lucio Fontana. Nell’anno in cui tutte le certezze crollano, nella crisi che “non dà visibilità” sul futuro, è stata probabilmente una decisione profetica. 

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