Sanremo 2013, il palco. |
Ripropongo qui il mio post pubblicato ieri sull'Huffington Post.
Il festival di Sanremo, che già tutti pronosticavamo al
centro del circuito politico-mediatico della settimana pre-elettorale, è stato
pesantemente spiazzato dalla storica breaking
news delle dimissioni del Papa. Bastava vedere la conferenza stampa d’inizio
festival (e per vederla si doveva andare su internet, in quel momento tutti i
canali facevano le straordinarie su ben altra conferenza stampa, quella di
Padre Lombardi) per capire che la balena è stata spiazzata. Ma sarà anche
spiaggiata? Già sui social network si addensano fosche previsioni (“dei
cantanti e dei comici del festival non interessa più a nessuno, tutti vogliono
sapere di Benedetto XVI”). Sarà
davvero così?
Luciana Littizzetto. |
La mia personale previsione è che no, non sarà così. Non
sarà così dal lato degli ascolti (che andranno benissimo). Sarà così per l’eco
mediatica, per gli ascolti che “non si contano ma si pesano”? Forse domani il
clima non sarà il solito tra i giornalisti in sala stampa. Ma minuto dopo
minuto l’unico punto fermo della nostra società dell’incertezza, il Festival di
Sanremo, si ergerà comunque come un corale e salvifico punto d’incontro
dell’Italia smarrita. E tutti cominceremo a twittare. Se il giornale del
mattino era per Hegel la preghiera laica dei borghesi, le serate del festival
saranno, più modestamente, la nostra laica messa cantata, e insieme il punto di
compensazione delle nostre ansie e delle nostre incazzature. Esagero, eh? No,
non esagero. E Fabio Fazio lo sa benissimo. Il duo Fazio-Leone è una staffetta
di cavalli di razza da prima Repubblica. Giocano di sponda, ma non gli sfugge
mai il pallino.
Dicono che quest’anno la scenografia di Sanremo abbia gli
strappi sulle tele, come i tagli di Lucio Fontana. Nell’anno in cui tutte le
certezze crollano, nella crisi che “non dà visibilità” sul futuro, è stata
probabilmente una decisione profetica.
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