mercoledì 18 settembre 2013

Videogames: memo per genitori disperati


Super Mario Galaxy 2 (Nintendo, 2010).

Memo per genitori disperati perché i loro bambini parlano solo di videogiochi e console, gli sfilano di mano iphone e ipad, trasformano il televisore del salotto in monitor per la Wii o l’Xbox o la P3: non riuscirete a fermare il vento con le mani (era questa la citazione?).
Consolatevi con i precedenti:
-vent’anni fa la televisione (“basta abbandonare i bambini davanti alla tv!”)
-quarant’anni fa i fumetti (“basta abbandonare i bambini alla lettura solitaria di questi giornalini diseducativi!”)
Grand Theft Auto 5, appena uscito in tutto il mondo
per Playstation3 e X Box.
Adesso i fumetti contro i quali tuonavano gli editorialisti dei giornali vengono distribuiti come supplementi degli stessi quotidiani, con l'allure di un reperto culturale assimilabile al libro d’arte. Diabolik docet. I vecchi cartoni giapponesi e i telefilm d’antan vengono sviscerati e studiati con la cura che si prestava ai preraffaelliti. E fra dieci anni i codici sorgente di Super Mario saranno l’argomento di dotte disquisizioni tecno-artistico-filologiche.
Diabolik pubblicato dal Corriere  nella
collana 100 anni di fumetto italiano.

Fate una cosa più semplice, cari genitori: stabilite un tempo, una quantità di minuti da dedicare ogni giorno alla condivisione di quell’esperienza con i vostri figli. E magari fategli fare qualche gioco all’aperto, andando a litigare nelle assemblee di condominio che vietano ai bambini l’uso dei cortili (esiste ancora il sostantivo cortile?). E compratevi Grand Theft Auto 5. E’ molto meglio di qualunque film americano e vi permetterà di parlare di qualcosa che interessa anche ai vostri figli. E di dialettizzarne la violenza e il sottotesto ironico.
E non stupitevi se preferiscono il tablet al plasma 50” o se vedono i film sul computer: hanno sostituito il piacere della prossimità a quello della socialità, non gli interessa il “cinema di casa”, perché non gli interessa la sala se non per il 3d. Non gliene frega niente neanche del surround, perché è roba per gente nata nel secolo scorso.
Non vogliono un’interazione sociale, come nella sala del cinema. Vogliono un’interazione social. In cui la condivisione non sia un’opportunità obiettiva, ma una scelta soggettiva o un tasto virtuale da premere ("condividi?"). O due Nintendo da collegare in bluetooth. E' un modo per difendersi.
E quando troverete l’appello allarmato dell’educatore/educatrice contro i videogiochi ecc., ricordatevi che il corso di scherma o di pallavolo o di vela può avere momenti noiosi, ma Super Mario Galaxy 2 no.








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