Ray Dolby. |
Ieri è morto Ray Dolby e mi sembra giusto ricordarlo.
Perché dalle nostre parti sembra sempre che la tv l’abbiano fatta i
commediografi, i giornalisti, i politici, i registi e non anche gli ingegneri.
Invece no: la tv l’hanno fatta essenzialmente gli ingegneri. Come Nipkow,
Rosing, Baird, Farnsworth, Zworykin, ma anche Alessandro Banfi e tutti gli
ingegneri torinesi che costruirono la Rai.
Il Kinescope in azione. |
Dolby lavorava alla Ampex, una società californiana fondata
nel 1944 da un ingegnere russo, Alex Poniatoff. Bing Crosby, che all’epoca era la più grande star della
radio, dopo essersi battuto perché
venisse realizzato un “magnetofono” americano (il registratore audio a nastro
l’avevano inventato i tedeschi e gli americani l’avevano scoperto nel corso
della guerra) cominciò a battagliare perché venisse sviluppata una tecnologia
per registrare anche il video. All’epoca i programmi televisivi venivano
conservati con un sistema rudimentale, il Kinescope, o film recorder (che in
Italia venne tradotto con un elegante neologismo latinista, vidigrafo).
Uno dei primi Ampex. |
Il vidigrafo consisteva in pratica in una cinepresa a 16mm
puntata su un televisore. Tutti i programmi che la Rai ha conservato fino a
metà degli sessanta (e molti anche successivi) sono registrati su pellicola via
vidigrafo. Ma a Crosby questa tecnologia non bastava. I suoi programmi tv
dovevano essere spediti subito da una costa all’altra alle varie emittenti senza perdere di qualità e solo una registrazione magnetica
poteva partire subito per l’altra costa senza aspettare i tempi di stampa della
pellicola. Così un team di giovanissimi ingegneri (tra cui, preminente, un
genietto diciannovenne come Ray Dolby) svilupparono la soluzione: per
magnetizzare su un nastro tutta l’informazione necessaria a generare un singolo fotogramma
televisivo (enormemente maggiore di quella necessaria a memorizzare un suono) trovarono la soluzione della scansione elicoidale. In pratica, le testine non
stavano ferme mentre il nastro (con dentro l’ossido di ferro da magnetizzare)
scorreva da una bobina all’altra: giravano anche loro perpendicolarmente (in seguito trasversalmente) al nastro. Così lo
spazio fisico per memorizzare l’immagine nell’unità di tempo si moltiplicava. L'Ampex Quadruplex arrivò alla Fiera del NATPE nel 1956, e in Italia un po’ più tardi.
La scansione sul nastro. |
Una singola bobina da un'ora, grossa due pollici, era enorme e costava come un
mese di stipendio di un tecnico, ed è questa la ragione per cui tanti programmi
tv di quell’epoca non sono stati conservati.
Ricordo i primi Ampex della Rai, visti da bambino: erano
grandi come un frigorifero e attorno a loro si muovevano silenziosamente ingegneri
sempre in camice bianco.
Poi Dolby si mise in proprio e inventò vari sistemi analogici
di riduzione del rumore di fondo. Il sistema ottico di incisione del suono
(la traccia a lato del fotogramma nella pellicole dei film) produceva un soffio
costante.
Ray Dolby e i suoi colleghi attorno al primo Ampex Quadruplex. |
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