mercoledì 11 settembre 2013

La guerra dei talk politici ieri in tv: vincitori e vinti


Luca Telese, da la7 a Canale 5 con Matrix.

L’alluvione di politica sotto forma di talk show continua ad imperversare sulla televisione italiana. E poiché le puntate sono per ora monotematiche (gli argomenti iniziano con B- e finiscono con –oni) è interessante guardare più da vicino i dati.
Si scopre (almeno questa è la prima impressione) che:
1. Quando c’è già la politica dalle altre parti, l’offerta della 7 soffre (poco più dell’1% per il film “La donna di paglia”, neanche l’1% per Night Desk, arrivato fuori tempo massimo, quando già tutti avevano sminuzzato la polpetta che inizia con S- e finisce con –oni).
2. Ballarò rimane il motore immobile della politica italiana in tv. Stavolta fa il 13% solo perché su Raiuno c’era la partitona (in parte, lo stesso pubblico), ma appena la partita finisce schizza fino al 21%.
3. Porta a porta tiene botta (circa il 12%) ma sale solo dopo che è finito Ballarò. Temi già bruciati, Vespa come sempre è un ottimo passista ma la serata è durissima.
Ballarò è sempre leader, nonostante la partita.
4. Matrix con Telese. Meno del 7%, non credo si aspettassero molto di più contro Ballarò (che è andato un po’ più lungo, magari non per caso) e Vespa. Comunque la curva è in salita, quasi sincronizzata con il lento scioglimento di Telese, che all’inizio era molto rigido. Non so se Telese abbia sciolto anche la diffidenza del pubblico Raitre/la7 verso un talk che va in onda su Mediaset, anche se ieri sera ci ha provato. Per ora il target è quello dello zoccolo di Canale 5: più donne che uomini, un pubblico con un baricentro più giovane rispetto a quello degli altri talk sulle reti Rai e di Cairo, pochini i  laureati. Per il futuro vedremo.
Schifani e Latorre a Porta a porta.

Come andrà a finire? Avranno fortuna le variazioni sul tema (Zoro sta per arrivare e, anche se a dosi massicce, verrà apprezzato perché in questi mesi “caldi” svilupperà un racconto con modalità diverse rispetto al talk tradizionale). In generale, si sente una certa insofferenza verso la formula del talk con politici. Appena ci si sposta ad indagare nella società (come fanno Iacona e Report, ma non solo loro) sembra di avvertire un refolo di aria fresca. Questo non significa che i talk non faranno ascolto, almeno finché il derby della vita della più grande star italiana non finirà in un modo o nell’altro. Finche Lui rimane sulla breccia, è sempre star system.

4 commenti:

  1. Caro Paolini, il format del talk show attuale, lo stesso per tutti. è fermo a quello inventato da Santoro con Samarcanda. Da allora lo schema è sempre lo stesso: servizio introduttivo con inviati che braccano i politici-ospiti in studio (solita compagnia di giro)- inviato nelle piazze che urlano andate a casa-dibattito in studio-caciara-battuta demagogica-applausi del pubblico e delle piazze-conduttore finto imparziale che finge di moderare. Due o tre giri così e arrivederci alla prossima puntata. Stupisce, davvero, che fior di professionisti non riescano ad inventare null'altro da trent'anni a questa parte e direttori di rete che accettano ogni volta di bere, e darci a bere, la stessa identica sbobba scaduta da almeno vent'anni. Come spettatore ho ben presente cosa vorrei vedere: il fatto del giorno, spiegato al pubblico da esperti della materia e questi che intervistano due, solo due, politici direttamente coinvolti nel fatto che si discute, con domande ficcanti e pertinenti. due minuti per rispondere e sotto con altre domande con una redazione che pratica il fact-cheking in diretta. E' un esempio, ma se ne potrebbero fare molti altri. I teledprttatori non sono delle amebe, hanno gusti e interessi e premiano le novità.

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  2. Forse l'unico esempio di talk fatto in modo abbastanza diverso da essere spesso molto molto interessante era L'Infedele di Lerner. Solitamente un tema scelto con attenzione, e ospiti in studio, questo era lo stupefacente (ed è stupefacente stupirsi che lo fosse), che SAPEVANO di cosa parlavano, anche se magari nessuno a casa li conosceva per averli visti prima in altre trasmissioni.
    Peccato, non faceva certo grandi ascolti

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  3. quello nella foto è Latorre, quello del pizzino, non Minniti

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  4. Vero. Lerner era un tentativo di talk diverso, ma aveva un grande difetto: ritmo inesistente che provocava inevitabilmente narcolessia. :)

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