mercoledì 19 settembre 2012

Il futuro della 7, al di là dei rumors

Maurizio Crozza nei panni di Antonio Conte, nel promo
che lancia la nuova serie di Italialand, su La 7.

Qualche idea più precisa su come andrà a finire la vicenda de La 7 l’avremo dopo il 24 del mese, quando cioè saranno aperte le buste con le offerte dei possibili compratori. Per adesso, e molto a occhio, potremmo dire alcune cose:
1. L’ipotesi Mediaset era poco realistica, per mille ragioni. Ed è finita come non poteva non finire. Non se ne capisce bene la dinamica “pubblica”, onestamente, a meno di non fare ipotesi abbastanza complesse che riguardino il “chiamarsi fuori” esplicito e visibilissimo rispetto all’eventuale comparsa di offerte formali da parte di soggetti “non ostili” a Mediaset.
2. Sul possibile ingresso di Murdoch occorre capire quale sarebbe il modello di business, visto che Sky è comunque alle prese con la crisi economica e i suoi riflessi sulle capacità di spesa del ceto medio italiano, che spinge molti abbonati a non rinnovare (e la necessità di arrivare rapidamente al break even, dopo i grandi investimenti fatti in questi anni sulla piattaforma satellitare italiana, dovrebbe venire prima di tutto).
Enrico Mentana.
3. E’ appetibile o meno La 7? Sì, è appetibile. Chi arriva dovrebbe rivoluzionare il palinsesto? Sì e no. Chiunque arrivi, anche se avesse relazioni di buon vicinato con Arcore, difficilmente rinuncerebbe, almeno in prima battuta, ad un asset come Santoro, che può portare da mezzo punto a un punto in più di share del primetime (inteso su base settimanale): con diretto e conseguente risultato economico. E’ più probabile che si assisterebbe ad una ristrutturazione del palinsesto, magari smontando e rimontando i mattoni fondamentali del Lego della 7 (e magari rinunciando a qualche brick meno strategico). E poi quando mai Santoro ha tolto un voto a Berlusconi, soprattutto in tempi di derecha indignada?
4. Chiunque arrivi farà i conti con la forza contrattuale che alcuni dei più importanti agenti di spettacolo hanno acquisito, negli anni, sul palinsesto della 7, con effetti al momento non prevedibili.
5. In ogni caso i soldi messi sul piatto da Telecom per alimentare il palinsesto di questi ultimi due anni erano legati alla necessità di lustrare i gioielli di famiglia in vista della vendita, quindi chiunque arrivi dovrà rientrare in un budget più congruo rispetto alle prospettive di fatturato.
6. Se l’acquirente (o uno dei soggetti di un pool di acquirenti) fosse un content provider internazionale, quel soggetto potrebbe puntare ad economie di scala raggiunte localizzando formati e prodotti seriali nella sua disponibilità. (E ricordiamoci che la vera success story nel daytime televisivo di questi anni è RealTime).
7. Poi, naturalmente, potrebbe finire tutto nel nulla. E La 7 si confermerebbe come l'eterna Isabella di Castiglia della televisione italiana.

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