domenica 3 giugno 2012

Cosa ci insegna Netflix



Mentre la stampa italiana è di nuovo impegnata, da qualche giorno, nella sua occupazione preferita, le lenzuolate sulle nomine Rai (pardon, adesso si dice governance) nel mondo la crisi sta squassando il modello di business della tv tradizionale. E a occhio e croce niente sarà più come prima.
Invece di arrovellarsi su tattiche aziendali e organigrammi matriciali, forse anche i broadcaster italiani dovrebbero cominciare a chiedersi cosa faranno da grandi, anzi, da vecchi.
Li può aiutare in qualche modo il fermento nel mercato che è tuttora leader e anticipatore delle tendenze mondiali, quello americano.
Al di là della crisi (sta-migliorando-no-macché-è-colpa-di-voi-europei) i giganti di Internet sono immersi in una battaglia per la sopravvivenza. Ma come, se in America c’è Apple che fattura più di un medio stato europeo? Sì ma è il capitalismo, bellezza. Niente è garantito. Mentre Facebook si sta trasformando da protagonista della più grande success story dell’ultimo lustro ad auto civetta della nuova bolla tecnologica, Apple -sì proprio Apple - ha subìto la prima sconfitta da un decennio: e su un terreno decisivo per il futuro, quello dello streaming on line. E la protagonista è Netflix. Fino a poco tempo fa Netflix era quella che noleggiava DVD e Bluray agli americani mandandoglieli per posta con un abbonamento mensile (ve l'immaginate con le poste italiane?). Ma da quando si è lanciata nell’avventuroso mondo dello streaming online Netflix ha intercettato, come si dice, il trend.


Con la diffusione dei televisori “smart”, connessi a internet, ecco il boom: la sua percentuale di mercato è passata dallo 0,5% del 2010 al 44% del 2011, tanto da battere proprio il leader di mercato Apple, che in due anni è scesa nella share di mercato dello streaming dal 71% del 2009 al 32% del 2011 (Fonte: IHS Screen Digest, Giugno 2012). In altre parole: Se vuoi scaricarti un film a pagamento iTunes è sempre il numero uno, ma nel mercato dello streaming video, per ora Netflix l’ha strabattuta. Certo, si tratta ancora di una nicchia, ma in espansione geometrica.
Non è un punto da poco. iTunes è il frutto dell’intuizione di Jobs, che già vari anni fa aveva sostenuto che i supporti fisici (CD, DVD e perfino Bluray) non avessero futuro. In fondo, anche nel mondo del consumo illegale di media, i peer to peer tradizionali come eMule sono stati soppiantati dai vari Megavideo (parlandone da vivi) perché il pubblico giovane preferisce andare in streaming piuttosto che “scaricare”. I redditi da video on demand basato su abbonamenti (SVOD) sono schizzati in America nel 2011 a 454 milioni di dollari (il 10.000% dei ricavi dell’anno precedente, che era di appena 4 milioni circa).
Il modello di business di Netflix è basato sul noleggio, come le vecchie care videoteche dove si andava a ravanare per scoprire gemme sconosciute. E cosa offre Netflix?
Non ci troverete l’ultimo blockbuster o l’ultima stagione della serie tv preferita ma una videoteca di classici, di film d’autore e di genere, serie tv recenti ma non fresche di giornata, documentari. Hanno un'ottima qualità online (1080p) e possono essere fruiti sui nuovi televisori “connessi”, oppure tramite Playstation o Xbox, così come sull’iPad o sul proprio pc (o mac). Poiché non si tratta di novità Neflix riesce a strappare diritti a pochi soldi e a proporre abbonamenti a prezzi stracciati (quello di base negli Stati Uniti costa 8 dollari al mese). Naturalmente parliamo di Paesi dove la banda larga è una realtà.
Ennesima simulazione della tv Apple.
Cosa succederà adesso? Apple sta affilando le armi per la sua arma-fine-di-mondo, il televisore Apple (ne abbiamo già parlato varie volte). Ma in questo campo le vittorie non sono mai scontate. Apple dovrà riuscire a fare un deal con i produttori di contenuti che le consenta di gestire un modello integrato hardware-software, o sarà solo un televisore fighetto che puoi comandare a voce e che costa un po’ di più. Insomma, la battaglia è aperta. Quando il mondo cambia si riparte tutti dal via. Perfino i vecchi broadcaster potrebbero trovare la strada per trovare un nuovo modo per esistere, fare prodotto e fare soldi. In Italia ci sta provando timidamente Mediaset con Premium Play. La library è ancora modesta e il packaging è frettoloso, e a un prezzo molto superiore a Netflix. Ma almeno ci provano. Certo, per giocare a questo gioco prima che i giganti americani si pappino tutto servono tre cose: soldi (ahi), brand (non basta il gradimento delle figlie di Maria) e una connessione broadband efficiente in tutta Italia. E ho detto tutto - esclamerebbe Totò.

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