Emily VanKamp in Revenge (Disney/ABC Studios, 2011). |
Revenge,
rinnovata per la seconda serie andrà in onda negli Stati Uniti nello slot che
ABC riservava a Desperate
Housewives.
Revenge
rappresenta il segno più limpido del fatto che la Golden Age delle serie tv americane si è definitivamente conclusa.
Imparagonabile, come plot, creatività, livello di scrittura e recitazione a DH,
Revenge rispolvera uno degli archetipi di sicuro successo, assieme a quello di
Cenerentola, nei manuali per sceneggiatori seriali: quello del Conte di
Montecristo. Cioé il tanto di vendetta (Revenge) accettabile in una cultura
“cristiana”.
Il plot è elementare: Emily/Amanda, bella e giovane, ritorna sotto falso nome agli Hamptons,
dove vivono tutti i ricchi e cattivi che hanno concorso alla rovina del padre. Lei
ovviamente è diventata più ricca e più spietata di oro. Però l’amore è in
agguato ecc. La sceneggiatura è da daytime soap, mancano soltanto le camere da
studio per dare l’effetto Beautiful. La voce fuori campo di Emily/Amanda, che
incornicia le puntate, è tolta di peso (e malamente) da quella ideata da Marc
Cherry per le ben più intriganti signore di Wisteria Lane. Ma l’America della crisi non vuole più
conflitti familiari, vuole vendetta. Anche scritta male.
La mappa di Wisteria Lane. |
La fiction americana è in crisi di idee e, tanto per
cambiare, di soldi. JJ. Abrams, apparso a tutti qualche anno fa come il nuovo
genio del seriale americano, ha inanellato una ciclopica serie di flop
(compreso il triste finale di Fringe). HBO, che era in grado di spendere
tantissimo per serie viste da pochi milioni di fighetti metropolitani oggi
arranca sotto il peso dei vari Hulu, Netflix ecc. La risparmiosa Disney,
proprietaria di ABC, dev’essere pazza di gioia nell’aver potuto sostituire, con
successo d’ascolto, una serie impegnativa, costosa e rognosa come DH con una
modesta soap girata in HD (con le luci calde sulla terrazza della casa di Emily
che fanno a pugni con la vera alba dietro le spalle dei protagonisti, creando il
mitico effetto facce rosse che alla BBC avrebbe comportato l’immediata
decapitazione del direttore della fotografia).
Dalle serie che raccontavano (ad alto livello) la crisi
(come il capolavoro, misconosciuto, Hung) alle serie che ne sono la conseguenza.
Con qualche distinguo che tutti abbiamo in mente (inutile fare elenchi di “buoni”),
adesso le vere luci arrivano dalla Gran Bretagna. Speriamo che prima o poi
nasca una Silver Age anche per le serie americane. Speriamo in Newsroom.
Breaking Bad
RispondiEliminaMad Men
Walking Dead
Game of Thrones
Justified
Homeland
Boss...
golden age chiusa? ma quando?
Fringe avrà una prossima serie da pochi episodi per chiudere le varie story line. Però c'è anche il successo di pubblico e di critica (anche se gli effetti speciali sono mediocri) di Once upon a time, Abc, nello slot precedente a quello di DH. Ma concordo, la golden age pare finita. Ricordiamoci che il 2004 ci regalò Lost, House e DH. Tre colossi da far studiare a scuola!
RispondiEliminaA parte Homeland (la migliore dell'anno, secondo me) e Game of Thrones, si tratta di serie che non sono nate oggi. Breaking Bad, Walking Dead e Mad Men hanno già qualche anno. Se ci mettiamo a fare le liste c'è molto altro da salvare. Ma quello che è da valutare è il trend generale.
RispondiEliminaSul fatto che Revenge non sia all'altezza di Desperate Housewives, concordo. Sul fatto che questo sia da leggere come simbolo che l'era d'oro della TV è finita, no. L'HBO non mi pare arranchi, anzi. Game of thrones fa ascolti da record e quest'anno ha portato due comedy tanto diverse quanto interessanti: Veep (vera chicca, a mio avviso) e Girls, che in America è la serie del momento. Quanto a Fringe, l'ultima stagione è stata di gran lunga superiore alla precedente. Il trend generale, a mio avviso, è che negli ultimi anni hanno deluso le serie che promettevano di rivoluzionare la tv (Alcatraz, Terra Nova, The River), ma ci sono state alcune rivelazioni che vale la pena di non sminuire (come the walking dead, the killing, boss solo per citarne alcune). E alcune che, ahinoi, non sono state capite, come GCB.
RispondiEliminaSalve signor Paolini,
RispondiEliminaho provato a contattare Hangar attraverso il sito ma per qualche ragione non funziona. E' possibile avere un indirizzo mail? Sono un autore tv e vorrei inviarvi un concept.
grazie mille
f
La vecchia (TV) non muore ma è sempre alla USL per analisi e prelievi. Peggiora, poi si stabilizza, crede di essere guarita, si ubriaca con il Cynar, fa progetti per cui non ha i soldi, poi sale le scale della politica, apoggiandosi al corrimano. Nelle more sistema qualche protegé, recensisce il libruccio, aiuta il produttore amico e cognato, vola a Cannes e magari Los Angeles tesaurizzando scontrini per le note spese da presentare. Mi ricorda The Wrestler. Sarà una fine lunga perchè nessuno ha intenzione di farla morire.... troppo impopolare. E poi, si sono fatte discrete indagini e si è scoperto che l'eredità è nulla, qualche gioiellino di oro basso, pappagalli impagliati, vecchie foto di divi scomparsi con l'autografo. E dunque allora, meglio che viva........
RispondiElimina@Anonimo: citi solo serie cable, non paragonabili in alcun modo alle serie mainstream. Sono due mondi totalmente differenti. I grandi network (Abc, Cbs, Fox, Nbc) sono in crisi nera, di idee e di ascolti. La Golden Age si è chiusa da un pezzo e, senza soldi, sarà complicato invertire la rotta.
RispondiElimina@Gregorio Paolini: ovviamente d'accordo su Revenge e sul ridicolo che si porta dietro. Parlando di plot e creatività, credo che Desperate possa "vincere" solo considerando le prime due o tre stagioni. Gli ultimi anni le Casalinghe sono andate alla deriva, tra fruste ripetizioni e "giri" in tondo. Ma è anche vero che recitazione e dialoghi son sempre rimasti al top. Per dire: meglio un Desperate Season 9 che un Revenge Season 2. Ma tant'è.