martedì 19 giugno 2012

Tra lobby e società civile


"Se so' sbajati, volevano candidare il tenente Colombo, ché lui sì
che di tv ha un certo curriculum" (Guia Soncini su twitter).

Ho sempre pensato, in compagnia di un’ampia serie di fresconi in voga alla fine degli anni novanta, che sarebbe stato giusto far diventare questo Paese una nazione con meno corporazioni, meno lobby, meno rendite, meno conventicole, meno auto in doppia fila, meno evasori fiscali e più aperto al merito, alle idee nuove e quindi anche ai giovani. Che manica di fresconi eravamo! L'Italia non è il mercato giusto per questo genere di idee. 
Adesso so che era tutto sbagliato. E facendo ahimè il mestiere della televisione (lavoro che considero faticoso e usurante) ho capito che avremmo dovuto fare l’opposto. Cosa avremmo dovuto fare? Una bella corporazione. La lobby dei professionisti della radio e della televisione. Di destra, di sinistra, di centro, fighetti, snob e popolari, sciccosi e trash e sticazzi.   
Carlo Freccero.
Perché? Perché i giornalisti l’hanno fatta, e non leggerete mai la notizia che un banchiere sia stato mandato a dirigere un giornale. Così come non leggerete mai la notizia che un direttore di giornale sia stato mandato a dirigere una procura.  Mi basterebbe perfino avere una lobby light come quella del cinema. Avere una lobby non significa non cercare di farsi le scarpe tutti i giorni gli uni con gli altri, come dimostrano giornalisti e cinematografari, significa soltanto difendere la categoria. Ogni volta che leggo l’ennesimo articolo su Antonio Ricci inventore delle veline e perciò antemarcia del rimbecillimento italico (lo hanno scritto tante volte che il pover’uomo ormai sforna comunicati quotidiani contro "la macchina del fango", come quel vecchio ammiraglio che in Mary Poppins cannoneggiava Londra, a salve, dal suo terrazzino) penso ai meravigliosi cicli retrospettivi sullo “stracult” organizzati in pompa magna alla Mostra di Venezia, ma quello era cccinema. Giovannona coscialunga non perderà mai veramente l’onore, perché era a 35mm.
E cosa avresti voluto fare, l’ennesima corporazione che ingessa l’Italia? Mi sarebbe tanto piaciuto, in momenti come questi vorrei poterlo sognare. Almeno avremmo avuto un bell’esame di ammissione. E magari i ragazzi che lavorano in tv avrebbero avuto il dentista coperto dalla mutua.

Finale alternativo (serio)
Se davvero cambiassero le regole della governance (se cioé il Direttore generale della Rai ottenesse le deleghe fino a 10 milioni di Euro, come qualunque AD che si rispetti) il ruolo del Consiglio d'Amministrazione cambierebbe. E i consiglieri ritornerebbero ad essere i "controllori" che sono previsti in una Spa. A quel punto la competenza specifica non è strettamente necessaria e una specchiata moralità può essere anche più importante. Il problema è che in questo caso nè controllori nè controllati sembrano avere una competenza specifica. Stiano attenti alle sirene di Viale Mazzini.

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