Il vero crimine televisivo di questi ultimi anni non è
quello di aver tolto Luttazzi dagli schermi della tv pubblica, ma quello di non
aver costretto militarmente Corrado Guzzanti a tornarci.
Aniene 2 è il più
bel programma comico degli ultimi dieci anni.E non solo perché è il più
intelligente, acuto, illuminante, sorprendente e creativo (memorabile il
monologhino bipolare su Monti) ma perché sta all’engagement scolastico di altri membri della stessa famiglia come la
Sinfonia 40 di Mozart sta alla La
grotta di Trofonio di Salieri.
Perché Aniene 2, a suo modo, è un programma classico. Guzzanti è stato capace, dopo il diluvio di
programmi e programmini di stand-up, dopo la babele di talk travestiti da
comedy, di recuperare l’originalità migliore della comicità televisiva italiana
(l’elemento parodistico, la sfumatura agrodolce, l’uso televisivo e non
teatrale del mezzo). E nella sua classicità è riuscito però (merito anche, a occhio e croce, di
una regia e di una produzione efficaci) ad usare in modo caldo e non legnoso le
possibilità del greenback e del compositing, sorretto da una grafica tra le
migliori mai viste negli ultimi anni in tv.
Guzzanti e Max Paiella nel Rambo di Aniene. |
Guzzanti (Corrado) non racconta le idee, racconta
l’Italia. Parla poco (una volta ogni due anni se va bene) ma ascolta molto.
Ecco una cosa che i comici e gli autori, che tutti noi dobbiamo re-imparare. Quel
mestiere che gli sceneggiatori della migliore commedia italiana sapevano fare:
ascoltare l’Italia. Non per perdonarla, non per essere compassionevoli, ma per fare
il loro mestiere. La freschezza dei testi di Guzzanti non viene da
una pensosa rilettura degli editoriali di Repubblica (o magari delle
lenzuolate del Fatto). I testi di Guzzanti (e Purgatori) vengono da un ascolto
profondo del nostro Paese. E il Rambo
di Guzzanti è una lapide definitiva sulla satira della Seconda Repubblica. Ecco
la qualità televisiva, cari alieni buoni.
E questo non è un post di un critico, è il post di
un fan. “Che cos’è lo spread signore? Non lo so figliolo, nessuno lo sa”.
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