Renato Nicolini (1942-2012). |
Ho dei ricordi felici ma confusi della grande stagione
dell’Estate romana voluta e realizzata da Renato Nicolini, che cambiò Roma, la
vita nelle nostre metropoli e anche un po’ la sinistra italiana. Ma poiché molti
invece non ne hanno alcun ricordo, perché all’epoca non erano neanche nati, mi
permetto di scriverne.
Detto in poche parole, l’Estate romana di Nicolini ci
permise in qualche modo di uscire dagli anni di piombo. E anche dalle liturgie
della vecchia sinistra, sempre preoccupata di non essere abbastanza seria,
abbastanza pedagogica, abbastanza severa con i moti dell’animo.
Il grande cinema alla Basilica di Massenzio (1977). |
Non era estraneo a tutto questo il movimento studentesco del
1977, una svolta storica che ancora non è stata studiata sul serio perché si
porta dietro troppi brutti ricordi. Eppure fu lì che i vecchi miti della
sinistra iniziarono a sgretolarsi.
Il logo del primo Patalogo (Ubu Libri), |
Uno dei motori decisivi di tutto questo sommovimento, stanno
ai racconti di chi l’ha vissuto, furono i cineclub. Tempo fa Carlo Freccero mi
ha fatto un bellissimo racconto di ciò che furono i cineclub in Liguria: da una
parte quello “ufficiale”, in cui si proiettavano i classici del cinema
impegnato, con successivo “dibattito” (vedere, sull’argomento, il definitivo
capitolo de Il secondo tragico Fantozzi).
E dall’altra un pulviscolo di cineclub “alternativi”, in cui –a irrisione della
linea ortodossa rappresentata dai cineclub “di partito”- si proponeva una
lettura diversa e un diverso cartellone, che da Ozu arrivava fino al
poliziottesco italiano.
Franco Quadri. |
Ecco, “poliziottesco”, ad esempio, è un’invenzione del
Patalogo: un fantasmagorico annuario stilato dalla fine degli anni settanta da
un gruppo di giovani intellettuali liguri e delle regioni vicine sotto la
protezione di Franco Quadri e Gianni Buttafava. Si chiamavano Carlo Freccero,
Enrico Ghezzi, Aldo Grasso, Marco Giusti, Mimmo Lombezzi, Oreste De Fornari, Roberto Turigliatto. Una summa del nuovo e del diverso che
iniziò, anno dopo anno, ad occuparsi anche di televisione. E che scoprì la categoria
del cult: per il cinema, e in seguito anche per la tv. Uno di loro, Freccero, fu
preso da Berlusconi per mettere in ordine la sua library di film. Gli altri
presero altre strade. La storia segue vie spesso contorte. Senza l’amore per il
cinema non ci sarebbe stata l’Estate romana, e neanche la tv commerciale. Una
bella contraddizione, ma le contraddizioni mandano avanti il mondo.
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