Neil Armstrong mette piede sulla luna (luglio 1969). |
Domani parleremo del processo Apple-Samsung, che a suo modo è il processo del decennio. Ma sono obbligato ad un'ultima madeleine.
L’ultima madeleine dell’estate è obiettivamente triste. Neil
Armstrong è morto. Ma il primo uomo sulla luna, per noi italiani, rimane Tito
Stagno. Invitai Stagno ad un programma di Raiuno quattro anni fa, nel quarantesimo
anniversario della notte della luna. Per farlo dovetti battermi, i colleghi
dell’Endemol mi dicevano “ma a chi frega più qualcosa della notte della luna”?
E il pezzo con Stagno fu pesantemente tagliato.
Neil Armstrong. |
Con molta sincerità,
Stagno raccontava che buona parte della sua telecronaca era stata, diciamo
così, creativa: la traduzione simultanea che gli arrivava in cuffia era
abbastanza imprecisa, e la fantasia italica prendeva talora il sopravvento. Si parlò
per decenni del contrasto in diretta tra lui e Ruggero Orlando, mitico inviato
a Houston, per stabilire chi dei due avesse dato al momento giusto la notizia
dell’allunaggio (Stagno anticipò Orlando di una mezza minutata).
Tito Stagno. |
In realtà, facendo un esperimento molto semplice (e cioé
mettendo al passo la telecronaca italiana di Stagno, Barbato, Piero Forcella e
professor Medi, e quella americana della CBS, condotta da un solitario Walter Cronkite), mi
è sembrato che nessuno dei due (né Stagno né Orlando) avesse colto davvero il
momento esatto dell’impatto del Lem con la superficie della luna. Ma chissà, il
viaggio verso la luna appartiene sempre più alla materia di cui sono fatti i
sogni.
Eppure i tre astronauti americani, Armstrong in primis, non
erano personaggi mediaticamente
affascinanti. Erano tre eroi, ma soprattutto tre professionisti. Anche
la storica frase (“A giant leap”, un piccolo passo per un uomo, un grande balzo
per la storia dell’umanità) parrebbe scritta e suggerita in anticipo da qualche
writer della Nasa.
La notte della luna organizzata dalla Rai fu invece il
programma più bello del decennio, e forse di tutta la storia della televisione
italiana. Era completo, ricco, elegante, modernissimo per i tempi,
intelligente, e dimostrava anche una notevole padronanza tecnologica. In un
filmato d’epoca si vede la regia (la piccola regia dello studio 3 di Via
Teulada, a Roma, affollata di teste pensanti, tra cui Aldo Falivena, Ezio
Zefferi e Biagio Agnes).
Walter Cronkite. |
Fu una grande operazione televisiva (25 ore previste,
no-stop, che poi diventarono 28, tre studi), piena di idee, di modulazioni, di
innovazioni linguistiche. Se la
confrontate con la notte della luna della CBS (ovviamente disponibile in un
cofanetto di DVD), quella americana è più puntuale e secca, mentre quella
italiana è un fantastico racconto verniano, e vince il confronto con l’ equivalente
delle tv di altri Paesi. L’introduzione di Andrea Barbato, alle sette di sera del
19 luglio 1969, vale da sola un immaginario Emmy.
Neil Armstrong è morto. Molti di coloro che pensarono e
realizzarono quella notte (e magari si divertirono a realizzarla) non ci sono
più. E lo spirito di quella Rai? Speriamo che un giorno torni dal cielo.
Complimenti Gregorio! Chi come me non era ancora nato, leggendo questa madeleine, prova insieme un senso di nostalgia e piacere per memorabili "giant leaps" che l'informazione ogni tanto riesce a produrre e per quella notte in particolare.
RispondiEliminaE quando la capacità giornalistica riesce a rendere un racconto, magari romanzato, ma forte e coinvolgente, nasce una pietra miliare, come quella che racconti in questo post.
Mario Antonaci