giovedì 16 agosto 2012

Madeleines: Linus come bildungsroman

Il primo numero di Linus.

Volevo scrivere un post sul fatto che Mark Thompson, direttore generale uscente della BBC, sia stato nominato direttore generale del New York Times. In pratica, l’opposto di quello che succede di solito dalle nostre parti. Nel mondo anglosassone si ritiene che l’esperienza acquisita nella gestione di un grande broadcaster pubblico e generalista sia fondamentale per trovare nuove strade al publishing nell’era di internet. Poi però ho pensato che oggi è il giorno dopo Ferragosto, che avete sicuramente mangiato troppi dolci e non avete voglia di impegnarvi. E così, ecco un’altra madeleine: stavolta è situata nella notte dei tempi, gli anni sessanta del secolo scorso.

Madeleine. Se mi chiedete su cosa mi sono formato (domanda che potrebbe agevolmente rientrare nel campo d'interessi del Grande Capo Estiqaatsi) vi risponderò che mi sono formato sulla rivista Linus. Non sul primo numero, che ho recuperato in seguito, né sul secondo. Linus costava all'epoca 300 lire e la mia paghetta, anche sommando nonni agiati e nonni meno agiati, si aggirava sulle 500: per ragioni di budget il capitolo di spesa sarebbe stato incongruo, considerando nella spending review l'alto prezzo di 
Il primo supplemento di Linus.
un Camillino Eldorado. Il mio primo acquisto fu un supplemento, uscito a novembre, e dedicato a un grandissimo comic inglese di fantascienza, Jeff Hawke. Il supplemento costava 150 lire ed era più abbordabile. Jeff Hawke è un grandissimo novel di anticipazione, intelligente e pieno di humour britannico.  Secondo me, è da lì che George Lucas rubò simpaticamente l'idea del bar di Star Wars. La storia si chiamava Jeff Hawke contro Il Dominatore, ed era ovviamente un capolavoro. Il villain, protagonista assoluto della storia, era il mariuolo intergalattico Chalcedon. E tu stavi naturalmente dalla sua parte.
Prima e dopo la storia di Sydney Jordan c’erano alcune tavole domenicali di Charlie Brown e di The Wizard of Oz, anch'essi dei capolavori. Ecco, Linus pubblicava solo capolavori. Fu amore a prima vista e anche se facendo la quinta elementare capivo una parola su due, Linus fu il mio romanzo di formazione.
Linus era una sciccheria, era la quintessenza dell'intellighenzia milanese di quegli anni. Lo avevano fondato i coniugi Gandini, titolari  della meravigliosa libreria in via Verdi, la Milano Libri. A dar loro manforte c'era il notaio Cavallone, che si prese l'impegno di tradurre le strisce di Schulz e coniò, per tradurre l'intraducibile marshmallow, il neologismo toffolette. C’era anche l'elegante illustratore Guido Crepax, che avrebbe creato la saga di Valentina. E poi c'era, ovviamente, Oreste del Buono, che più tardi ne divenne direttore. Che bella Milano era quella di Linus. Quanta cultura viva, quanta sprovincializzazione rispetto alla stampa dell'epoca. Basta leggere il dibattito che aprì il primo numero: con Umberto Eco e Elio Vittorini a discutere di fumetti con odb (Oreste Del Buono, naturalmente). D’altronde era una Milano straordinariamente viva e pulsante. Sono stato fortunato a trovare Linus sulla mia strada.
Tra le lettere dei lettori pubblicate da Linus (metà delle quali erano meravigliosamente false) ne ho trovata una di uno studente di Roma. Si chiamava Renato Nicolini. E qui, naturalmente, il cerchio si chiude.

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