giovedì 30 agosto 2012

Mediaset e il paradigma Minzo


Augusto Minzolini e Silvio Berlusconi.
Immaginate che ci sia un'azienda televisiva privata che sta facendo i conti con il proprio futuro. Deve rinnovare la sua offerta, deve razionalizzare i costi (troppe redazioni giornalistiche sono un costo insostenibile) e deve cominciare a sganciarsi dall'immagine troppo schiacciata sul suo Fondatore, soprattutto sapendo che tra qualche mese, a meno di imprevedibili rivolgimenti (e nel suo caso, mai dire mai) il partito del Fondatore, comunque si chiami, sarà all'opposizione.
Che cosa faranno i manager di quell'azienda (chiamiamola Mediaset)?
Cercheranno, muovendosi felpati come gatti soriani, di rimescolare le carte, accorpando testate, abbassando i toni degli “ultimi giapponesi”, magari facendo qualche acquisto sul mercato di conduttori e giornalisti non assimilabili al berlusconismo d'antan
Laura Berlinguer:
in forza a Tgcom24.
 
Nel bel mezzo di questa danza alla Pina Bausch, di questo recitar danzando in slow motion, chi ti capita? Il Fondatore stesso, il quale, secondo alcuni giornali (e la voce si fa sempre più insistente) spinge perché sia nominato direttore del Tg4 nientemeno che Minzolini. Che in fatto di ultimi giapponesi potrebbe essere anche nominato Gran Mogol.
Ma come? Si saran detti a Cologno Monzese. Proprio adesso che volevamo accorpare le redazioni risparmiando un sacco di soldi? Proprio adesso che Toti (che non è esattamente uno di sinistra) faceva un tg equilibrato e apprezzato, con benefici anche per l'immagine di Rete4? Proprio adesso che con Tgcom24 avevamo cominciato con qualche successo a fare le all news, dimostrando qua e là velleità informative?
Eh, ma vaglielo a spiegare al Fondatore. Il quale ha ben altre gatte da pelare.
Come finirà questa storia? Ecco una cartina al tornasole molto attendibile per capire il futuro di Mediaset. Fondi pensione, borse, giornalisti economici, aguzzate gli occhi e spalancate le orecchie.

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