Fabio Fazio con Peter Van Wood e Idris. |
All'inizio
era per pochi. A quei tempi Fazio faceva ancora l’imitatore e la Ventura
lavorava alla Domenica sportiva. Quelli
che il calcio, durante la Prima Repubblica, andava già in scena ogni
domenica pomeriggio, ma per un ristretto circolo di privilegiati. Per seguirlo dovevi essere un apparatchik della politica. Sì, perché alle due del
pomeriggio del dì di festa le sedi della Rai si aprivano ad un selezionato
gruppetto di ministri e deputati ed offrivano loro il frutto proibito: la
possibilità di seguire le partite in diretta. Dagli stadi arrivavano le
immagini degli incontri di campionato. Che non venivano trasmesse, ma
registrate per realizzare Novantesimo
minuto. Le cronache narrano un episodio avvenuto alla guardiola del Centro
di produzione tv di Napoli, dove un ignaro vigilante si vide arrivare Cirino
Pomicino e un big del Psi pronti a seguire le prodezze di Maradona. Non
avendoli fatti entrare, passò i suoi guai.
Forse
anche per questo intollerabile privilegio cadde la Prima Repubblica. E con la
Seconda arrivò, inizialmente su Raitre, il programma di Fabio Fazio (e di Paolo
Beldì, di Buno Voglino, di Marino Bartoletti). Non è che si vedessero i gol:
però si vedevano altri happy few
(dello spettacolo: la mutazione del potere era già avvenuta) mentre si
deliziavano a gustare i gol che noi comuni mortali non potevano seguire.
C’erano
già stati dei precedenti, ovviamente. Le tv locali già da tempo campavano
aggiornando in tempo reale l’ipotetica schedina del totocalcio (ancora non
esistevano anticipi e posticipi, la giornata di campionato si bruciava in due
entusiasmanti orette).
Victoria Cabello. |
Ma
Quelli che il calcio ebbe,
onestamente, una marcia in più. Spesso si irride il buonismo di Fabio Fazio, ma
in realtà la sua tv è abbondantemente intrisa di ironia. E di quello che oggi
chiamiamo il gusto del cult. Due
carte (la capacità di giocare con le nostre comuni debolezze in quanto
telespettatori, ma anche di farlo in modo esplicito) che assicurano al fazismo un posto nella tv intelligente.
Il
passaggio di mano alla Ventura non disperse del tutto la cifra iniziale. Idris,
Suor Paola e Peter Van Wood furono sostituiti da comici e imitatori
professionisti, come Maurizio Crozza, Max Giusti e Lucia Ocone. Nel frattempo
però, lo spazio del calcio, lentamente, implodeva, esposto ai mutevoli
contratti tra Rai e Serie A (un anno i diritti li aveva la Rai, una anno
Mediaset ecc.). Ma soprattutto, qualcosa stava minando anche la Seconda
Repubblica, che aveva in Rai e Mediaset i due capisaldi: Sky, con le partite
integrali. Adesso la Cabello (da
difendere con le unghie e con i denti) dovrà vedersela con una stagione in cui
la Rai non ha i diritti delle partite durante il pomeriggio. Il calcio
nazional-popolare, lentamente, è evaporato. E si è trasferito sui millanta
canali del satellite e di Sky Go.
E dài, proviamo a vedere il bicchiere mezzo
pieno: abbiamo dovuto abbattere due Repubbliche, ma almeno non occorre più
essere ministri per vedere la squadra del cuore in diretta.
Scusami. "Marino" Bartoletti. Credo...
RispondiEliminaHai ragione! Corretto.
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