domenica 16 settembre 2012

La Derecha Indignada funziona in tv

Paolo Del Debbio. Il suo Quinta colonna ("Mangio o pago
le tasse?")  regala finalmente un talk politico a Mediaset.

Non sono in grado di intervenire sulla questione “Mediaset vuole comperare la 7”, perché non ho elementi di prima mano e rischierei di dire delle bischerate. Se Mentana ha fatto quel popò di numero in diretta, forse qualcosa ci sarà. Magari grazie al SIC (chiedere a Pilati). E ci sono sicuramente imprenditori “non ostili” al fondatore della Fininvest, pronti a farsi avanti (qualcuno anche esperto del settore). Comunque, oggi c’è un altro dato significativo, anche se i commentatori non l’hanno ancora colto, mi pare.


[Update: ieri, 17 settembre, Quinta colonna versione Del Debbio ha superato il 7% su Retequattro (oltre 1.700.000 spettatori medi), quasi doppiando Lerner. Pubblico anziano, femminile, picco su istruzione elementare. Fenomeno tv da non sottovalutare.]

C'è una novità di rilievo nella galassia del talk show politici: mentre quelli più tradizionalmente “di sinistra” calano (e anche gli speciali di Mentana non fanno i numeri di qualche mese fa) per la prima volta altri talk, condotto da giornalisti e/o intellettuali che appartengono all'area di centro-destra, dopo anni di flop raggiungono ascolti più che dignitosi. E' il caso di Paolo Del Debbio su Retequattro. Ed è anche il caso di Gianluigi Paragone su Raidue. Perché?
Gianluigi Paragone, il primo a sdoganare
la derecha indignada.
  
Cominciamo col dire che Del Debbio è bravo. Adesso è anche dimagrito, da giovane era un bel fieu, come si dice a Milano. E' un intellettuale (in tempi non sospetti scrisse un saggio niente affatto banale sulla tv, Il mercante e l’inquisitore), e pur essendo stato ideologo antemarcia di Forza Italia, ha accettato una lunga gavetta al fianco della D’Urso e poi della Panicucci nei programmi del mattino. Del Debbio è una mente politica. Ma in fondo Michele Santoro che cos'è se non una mente politica? Sì, è un bravissimo drammaturgo, ma ogni bravo drammaturgo è a suo modo un politico, deve orchestrare. Bene: cos'ha orchestrato Del Debbio? Si è buttato sulla rabbia, l'incazzatura della gente e l'antipolitica. Grillo docet. Tanto il presidente mica è Berlusconi, è Monti. Ma attenzione, non l'ha fatto con i toni della Santanchè, toni efficaci solo in qualche mercato ittico e nelle vicinanze di villa San Martino. L’ha fatto con i toni del padre di famiglia. Della persona con la testa sulle spalle. Indignato sì, ma con stile. E funziona. Non so se sia una buona piattaforma elettorale per Berlusconi (magari porta qualche voto in più, ma poi chi lo prende su nel governissimo da lui agognato?). Ma televisivamente funziona. 
Barbara D'Urso ha fatto da levatrice alla formula
populista di successo.
Stessa cosa, per verità già dallo scorso inverno, stava facendo Gianluigi Paragone su Raidue. Anzi per esser giusti è a lui che si deve il primo sdoganamento televisivo esplicito della derecha indignada. Della serie "non guardo in faccia a nessuno" ecc. Ma Paragone lo fa con quello stile tra il folletto e il giullare pazzo che gli è proprio, efficace in seconda serata, tutto da verificare in prime time.
Comunque è un dato politico. E non è detto che non conterà in campagna elettorale. Perché se questo “chiede il mercato”, diciamo così, questo faranno tutti i talk, di destra di sinistra. E Monti? Monti sentirà fischiare le orecchie per le urla provenienti da tutto lo spettro del DTT contro le tasse, le fabbriche che falliscono e gli ospedali che chiudono. Insomma: finora, il pubblico dei talk show politici era di sinistra. Adesso sulla fedeltà televisiva di quel pubblico cominciano a serpeggiare dubbi, basta vedere le performance in calo di Lerner. In tutto questo, Ballarò regge sul prestigio da terza camera e sulla fedeltà del pubblico di più antica tradizione. Corrado Formigli è stato bravissimo a reggere infilzando Grillo, ma in altri tempi
Michele Santoro: si sta scaldando a bordocampo.
 una puntata come quella di due settimane fa avrebbe fatto almeno il 9%. E’ successo che al pubblico di appartenenza (antiberlusconiano per definizione, e già il termine sembra vintage) si è aggiunto un pubblico per rappresentanza: un pubblico incazzato, politicamente meno ideologizzato, in cerca di qualcuno che lo rappresenti. E il populismo mediatico può essere efficacemente interpretato anche dal centrodestra. Ancora più che da un conduttore o da una trasmissione "di sinistra" dai modi pacati, ragionanti ecc., ai confini della noia: insomma zona Lerner. C'è un unico mattatore che può ribaltare il tavolo -e che è bravissimo a fare il capopopolo a prescindere. Si tratta ovviamente di Michele Santoro. Che al suo ritorno potrà dire, parafrasando Renzi, “venga da me anche il pubblico di centrodestra". Ma non per assistere ad una mediazione, piuttosto per vedere il mangiafuoco in azione. Contro tutti. Coraggio, a marzo mancano ancora più di sei mesi.

2 commenti:

  1. Lunedì 17 settembre: RAI3 Baudo, La7 L'infedele, Rete4 Del Debbio. Non ho visto nessuno dei tre programmi, e non mi azzardo a fare il critico (perché non è il mio mestiere) ma rilevo, da semplice telespettatore (anziano, ceto medio, laurea) che L'infedele, partito a suo tempo benissimo (lo vedevo spesso), oggi è ripetitivo e asfittico: ha perso mordente e il sapore della novità, si sa da subito come si sviluppa e come va a finire, praticamente una messa cantata. Del programma di Baudo dico solo: perché me lo dovrei vedere in prima serata se nel pomeriggio ho, su RaiStoria e Rai5, tanti programmi di intrattenimento/approfondimento che sono molto, ma molto più interessanti e vivaci. Se non avessi una personale antipatia per Del Debbio e per la rete che lo ospita (ma questo è un problema mio, spero comprensibile), forse avrei visto Del Debbio, che appare, nel suo genere, un po' più fresco. Per la cronaca, ho visto un gradevole film su La5, Possession, niente male (tra l'altro molto ben recitato).
    Conclusione: posso capire che persino Del Debbio abbia avuto la meglio su due prodotti che per essere visti richiedono abnegazione e spirito di sacrificio.

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