L'attenzione della stampa in questo momento è rivolta alle performance di chiunque faccia talk o
programmi di satira, in quanto reduce anti-Cav (a proposito di Cav, Caverzan sul Giornale,
secondo me sotto tortura da parte del suo direttore, ha perfino arruolato Fabio Volo tra i reduci antiberlusconiani,
forse perché sta andando in onda su Raitre, con questo criterio andrebbe messo
l'elmetto anche a Licia Colò). D'altronde in questo Paese chi guarda i talk e i
programmi di satira è generalmente il "ceto medio riflessivo", come
si diceva qualche anno fa, un ceto che probabilmente oggi più che riflessivo mi sembra stanco e
confuso.
Sabina Guzzanti |
Che lo spegnersi della seconda repubblica avrebbe fatto tramontare rendite
di posizione di ogni genere l'avevamo predetto in così tanti che per mettersi
nell'elenco bisogna prendere il cartellino numerato come alla asl.
Ma detto così, tutto sommato, è davvero troppo semplice. Il punto è che non
abbiamo vissuto solo il crepuscolo dell'era berlusconiana, abbiamo vissuto - e
stiamo tuttora vivendo - la più grande crisi economica dal 1929. E' come se stessimo
uscendo da una guerra. Se non si parte da questa consapevolezza, è inutile
ragionare.
Quando milioni di persone vivono un'angoscia (angoscia di perdere potere
d'acquisto, e peggio, angoscia di perdere il proprio lavoro) devono in qualche
modo scaricarla, quest'angoscia. Ci sono due modi per farlo: l'escapismo
(rassicurazione ottenuta trasferendosi in un mondo immaginario dove i conflitti
vengono risolti nella narrazione) o l'impegno contro un bersaglio che viene
visto come l'incarnazione delle nostre angosce. Anche questa, ovviamente, è una
forma di escapismo. Tolto il villain
però, davvero l'unica formula vincente rimane la prima? Il resto va nei saldi della tv?
Forse è la strada del talk show a tutti i costi, la personalizzazione del
discorso in una situazione in cui i problemi sembrano più grandi delle persone
che li incarnano o li agitano, a mostrare la corda. Non a caso programmi come Report o Presadiretta, magari per il loro corredo di anti-politica, ma senza
dubbio anche per la capacità di focalizzare la narrazione delle issues, reggono benissimo: perché
forniscono la terza dimensione, perché danno volti, storia (e micro-villains, veri o supposti) alle
nostre angosce.
Nessun commento:
Posta un commento