Lo studio de La storia siamo noi. |
Gioia Avvantaggiato e l’associazione Doc.it, che raggruppa molti
documentaristi italiani, mi hanno inoltrato la preoccupata lettera aperta che hanno inviato
a Presidente e Direttore generale della Rai sul futuro della struttura di Giovanni Minoli.
Se devo essere sincero, non ho nessun motivo particolare di
gratitudine né di amicizia verso Minoli, né ci avrò mai a che fare sul lavoro.
Ma se andiamo oltre il personale, devo dire onestamente che
Minoli è riuscito in questi anni a fare due cose che nessun altro è riuscito a fare
alla Rai, e cioè:
-far lavorare con continuità vari gruppi di lavoro di giovani
documentaristi italiani;
-realizzare prodotti che hanno sempre mantenuto uno standard alto, non solo per i contenuti ma anche per il linguaggio
televisivo.
Giovanni Minoli. |
Minoli appartiene
a quella stagione di dirigenti televisivi che hanno sempre avuto un
rapporto esplicito con la politica (come Agostino Saccà, ad esempio) ma se hanno
usato la politica, è stato, sostanzialmente, per fare televisione. Mentre oggi avviene spesso il contrario. Uno come
Minoli è uno che ama il suo lavoro. Poi lo farà con i
suoi metri di misura, con i suoi obiettivi e i suoi rapporti di potere ecc. Ma
comunque ha il gusto del prodotto televisivo. Se cambi canale e trovi
un programma di Minoli (anche se magari non è stricto sensu un programma “di”
Minoli ma è un prodotto che è stato richiesto e approvato dalla sua struttura e realizzato da un
documentarista esterno) comunque il brand
lo senti e lo vedi: uno stile, un’attenzione a regole televisive che lo rendano
paragonabile ai prodotti internazionali che girano per le tv pubbliche
d’Europa, una cura anche formale che è ormai raro vedere.
Minoli ha sempre avuto la fissa di avere una factory interna, ha fatto bene a
costruirla e spero che non la smontino. Altri, meno fortunati, se la sono dovuta creare fuori dalle mura di
un broadcaster. Con tutte le riserve che uno può avere sul modo in cui Minoli
ha gestito in questi anni il suo ruolo, credo che ci abbia insegnato (dai tempi
di Mixer) che la televisione è innanzitutto prodotto. E che vive prima di tutto di brand: di uno stile, di una
coerenza, di una riconoscibilità. D'altronde, anche Report c'è perché l'ha voluto Minoli.
Tanto le dovevo, come direbbe Totò.
bella la telefonata in stile mafioso di Minoli a Luca Josi
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