Oggi vorrei ricordare Giancarlo Ricotti, che è morto l’altro ieri a Milano. Nessuno storico della televisione sa chi era Giancarlo Ricotti, quindi è giusto che ve lo racconti io. Ricotti era il capo spedizioniere del T.O.C., il centro di coordinamento dell’emissione di Retequattro quando Retequattro era, nel 1983, la tv di Mario Formenton e della famiglia Mondadori. Cioé la tv di Enzo Biagi, di Dynasty, di Dancin’ Days, di Enzo Tortora, di M’ama non m’ama, di Giorgio Bocca e di Costanzo (il Maurizio Costanzo Show nacque proprio su Retequattro).
Retequattro in realtà esisteva grazie a Ricotti, che
riusciva a far arrivare in tutta Italia le cassette con i programmi alle tv
locali che le avrebbero messe in onda. La sede di lavoro di Ricotti era un
capannone a Lavanderie di Segrate, poco distante dal famoso traliccio che costò
la vita a Feltrinelli. Tutti i film di cui Retequattro aveva i diritti erano
registrati in un apposito database che era il quaderno di Ricotti. Un
quadernetto nero sul quale Ricotti aveva appuntato, in sommario ordine
alfabetico, quello che si poteva mandare in onda. Quando saltava un programma si chiamava Ricotti; e se la
telefonata non arrivava, certe volte era lui a decidere il film di mezzanotte.
M'ama non m'ama, di Steve Carlin (1983) |
Il capannone di Lavanderie era un posto totalmente fuori dal
mondo, a pochi passi dalla Provinciale Cassanese. Condivideva gli spazi con
altri capannoni della Mondadori, la cui sede era poco distante. Ricordo che un
giorno, quando Leonardo Mondadori perse il contratto con la Walt Disney (“ma
dove volete che vadano senza di noi?”) e la Disney si mise a stampare Topolino
in proprio, tutte le tavole originali dei vecchi giornalini finirono sul
marciapiede davanti ai magazzini. Non proprio tutte, qualche anima pia ne rubò
qualcuna, per fortuna.
Al civico accanto c’era la sede di Videodelta, alias il
centro tecnico di Retequattro. Chi faceva programmi per Retequattro prima o poi
doveva litigare con Ricotti. Naturalmente la ragione era di Ricotti, perché i
produttori consegnavano i programmi sempre in assoluto ritardo, e lui doveva
congegnare delle consegne sempre più complicate nelle tante tv regionali che
erano federate al canale della Mondadori.
Chi non ha vissuto quel periodo non può comprendere il
complicato impasto di culture aziendali, di sensibilità lombarde, di
professionalità operaie che furono al centro dei primi anni dei network privati
in Italia. Qualcosa che aveva
molto di più l’odore della fabbrica brianzola che quello dei caffé snob di
Milano centro.
Poi arrivò Berlusconi che comprò Retequattro, pressoché in
fallimento anche per l’ingenua scelta di puntare tutto su Venti di guerra, un polpettone rosa-militarista, contro gli
occhioni di Richard Chamberlain, il pretino di Uccelli di rovo. Mondadori spese quattro miliardi dell’epoca in
pubblicità per una linea Maginot che si rivelò una specie di Caporetto. E il
centro tecnico operativo di Retequattro diventò l’emissione di Mediaset. Chissà dov’è finito il quaderno nero di
Giancarlo Ricotti.
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