Se vi guardate il discorso di Barack Obama ai corrispondenti
alla Casa Bianca del 28 aprile scorso (in realtà è un party a cui partecipa
tutta l'élite democratica, Hollywood compresa) vi potete rendere conto di
alcune cose molto interessanti. La prima è che negli Stati Uniti il tempo della
politica non è finito, e quindi tornerà anche da noi, trovando qualcuno a
rappresentarla. La seconda è che tutto il party, intermezzi compresi, fa parte
della "scripted television": si tratta cioé di una cosa a cui avranno
lavorato fior di autori; la terza: anche se molto era scritto, Obama lo
interpreta benissimo, è un vero "mastro di festa". Un leader
(sorridente).
Donald Trump nel video che ha accompagnato il discorso di Obama. |
1) Obama non è mai sguaiato, gli piace lavorare di fioretto, poi affonda;
2) Obama dialoga con le élites mediatiche, non vi si
contrappone. (Molti dei rappresentanti di quella élite, compresa quella che viene
dal web, sono anche fisicamente presenti seduti ai tavoli). Chiede a queste
élites di farsi mediatrici della sua proposta politica. In cambio, fa capire
che è dalla loro parte. Un "comune sentire", si sarebbe detto un
tempo. Vi ricorda qualcosa?
Sbaglierò, ma mi sembra che nessuno degli ultimi presidenti
e candidati presidenti democratici abbia avuto un filo diretto così efficace,
un sync così perfetto con quel mondo, sia nella sua parte più tradizionale (il
cinema), sia con quella più "anni
dieci" (web, blogger ecc.). Per non parlare della stampa e dei conduttori
dei talk di seconda serata, o dei producer delle serie tv. D'altronde a Obama
piace Homeland, quindi è uno che ci capisce, in tutti i sensi. Ragazzi,
studiate Obama.
[Il testo del discorso lo trovate qui.]
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