martedì 14 agosto 2012

Madeleines: i tempi dello Squeezoom

Il depliant della Vital che illustrava le meraviglie dello Squeezoom (1980).
Visto che è estate e in vacanza vi piace leggere le madeleine, vi racconterò una storia degli albori della tv commerciale. La storia dell'M50. O meglio, dell'M1, poi diventata M50. L’M1 era la sala di montaggio più importante della Fininvest, ed era il regno di Valerio Lazarov.
Lazarov era un regista rumeno, naturalizzato spagnolo, di cui Berlusconi si invaghì nel 1980 perché lo aveva visto realizzare per la Rai un programma a suo modo abbastanza rivoluzionario, che si chiamava Tilt. La protagonista di Tilt era Stefania Rotolo, una conduttrice e ballerina che sarebbe morta giovanissima, incarnando un mito postumo per i ragazzi degli anni ottanta. La particolarità di Tilt consisteva nel fatto che Lazarov (rubusto, tarchiato, capigliatura da tenore ottocentesco, enormi scarponi e un curioso accento) aveva fatto uso estensivo delle prime tecniche digitali applicate alla televisione. L'apparecchio, chiamiamolo così, era lo Squeezoom, un processore realizzato da un'industria della Florida, la Vital, antenato degli effetti digitali successivi. Fu una rivoluzione così importante per l’immagine televisiva che qualche anno dopo, quando i comunisti decisero di realizzare un rotocalco per le tv "di area", lo chiamarono proprio così, Squeezoom.
Valerio Lazarov.
In pratica lo Squeezoom consisteva in una memoria di quadro che permetteva di modificare in diretta (moltiplicandola, schiacciandola, distorcendola) un'immagine televisiva. Applicato al chromakey (che per un decennio fu il giocattolo preferito dei registi, da Mixer al Tg1) consentiva, ad esempio, di girare un balletto usando un'unica ballerina, moltiplicata come in un gioco di specchi. Ovviamente questo metodo apparentemente risparmioso risultava, all'atto pratico, più costoso del reclutamento di un intero corpo di ballo, perché Lazarov, per realizzarlo, occupava per una settimana intera la sala di montaggio più sofisticata di Milano 2. Appunto, la M1, poi M50.
Era un costoso giocattolo (il processore da solo costava 300 milioni di lire dell’epoca) che però serviva a stupire i visitatori. Enzo Biagi in un memorabile articolo su Berlusconi si soffermò proprio nella descrizione di quella sala, dagli effetti, per l'epoca, mirabolanti. E Lazarov divenne direttore generale di Videotime, la società di produzione tv della Fininvest.
Squeezoom look.
In seguito, passata Videotime nelle mani più razionali di Franco Ricci, la sala venne rinominata M50 e fu ristrutturata sul modello delle più lussuose editing suite americane, con il sopralzo per il producer. Naturalmente noi di Target snobbavamo quell'estetica, che avrebbe inondato la tv di immagini rotanti, sfoglia-pagina e zoomate su titoli inutilmente invadenti e avrebbe avuto la sua epifania negli spot dei mobilieri della Brianza.
Ma all'inizio degli anni ‘90 ci mandarono proprio lì a montare Target. Nel frattempo Lazarov era andato in Spagna a dirigere la Cinco, lo Squeezoom era stato sostituito dall'Ado dell’Ampex e dai costosissimi prodotti della Quantel e la M1 era diventata M50. Per noi borderline era comunque una specie di riconoscimento, come se ci avessero consegnato le chiavi dell'Enterprise. Dall'M50 uscirono fior di montatori che poi divennero bravissimi registi.

Montare all’M50, con un grande mixer, una miriade di monitor e quattro Ampex che facevano girare in sincrono altrettante bobine da un pollice, era un gran divertimento. Finivamo la post-produzione di Target talmente tardi che spesso eravamo costretti a mandarlo in onda direttamente dalla sala di montaggio. Sento già una vocina: “C'era libertà?” Onestamente sì. Magari c'era anche un po' di autocensura, ma neanche tanta. Ci sentivamo nella cutting edge della tv. Più avanti degli altri. Poi tutto cambiò, naturalmente. E io mi ritrovai a Viale Mazzini. Ma come dicono i mediocri narratori, quella è un'altra storia. E non necessariamente più divertente.

4 commenti:

  1. Altre madeleines, altre madeleines! :-)

    Davide

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  2. UAUUUUU!!! Complimenti Gregorio!!! Io che penso di essere l'unico fan esistente di Valerio Lazarov in Italia, (su youtube ho trovato e visto un sacco di suoi bellissimi filmati in bianco e nero e a colori dalla Tv Spagnola, oltre che dall'archivio Rai...) mi sono ritrovato questo articolo interessantissimo!! Senti, ma se puoi dirlo, tu lo hai conosciuto?? Che tipo era?? Un saluto da Elfo :-))

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  3. Buon dì, Gregorio.

    Bellissimo articolo.
    Mi permetto di fare alcune precisazioni in merito allo Squeezoom e alla M50.

    Lo SQ fu da sempre installato come complemento della dotazione dello Studio 1.
    Per molti anni, prima che nascesse la M50, la post produzione di Canale5 si faceva direttamente in studio 1 con la sala RVM di contribuzione attaccata. Al mattino e fino alle 13.00 si faceva post (Giovalli al mixer video!), il pomeriggio si registrava dallo studio. Naturalmente quando c’era Lazarov la cosa andava avanti giorno e notte.
    Questo era in linea con il modus operandi di Valerio che realizzava i suoi prodotti con gli effetti realizzati in diretta, scena per scena.
    Quando nacque la M50 il DVE installato era un Quantel DPE5000 poi sostituito a fine anni 80 da un Abekas A53D ma mai, appunto, uno Squeezezom.

    Cari saluti.
    Alessandro ( anche io passato da quella sala meravigliosa.)

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