venerdì 4 novembre 2011

Avid per tutti, la mossa contro Apple



Con millecinquecento dollari passi ad Avid. Per gli addetti ai lavori, anche per chi come me non ha amato particolarmente Avid,  è comunque una notizia rivoluzionaria. Dopo la debacle di Apple sul mercato professionale -causata da FCPX, la nuova incarnazione di Final Cut Pro, il software di montaggio che si è scelto di adattare a un pubblico “prosumer”-  Adobe aveva tentato il colpo sul mercato con la sua suite CS5.5, che contiene Premiere e After Effects, riscritti a 64 bit, tagliando il prezzo del 50%. 
Rimaneva Avid, la regina del montaggio professionale, ormai da anni surclassata nella sua diffusione da Final Cut (che costava una terzo e che viaggiava per i professionisti su schede di terze parti molto meno costose dei vari Symphony, Nitris ecc.). Avid aveva dalla sua la robustezza dell’architettura di gestione dei media (che non finivano sparpagliati per gli hard disk ma venivano rivestiti da Avid come soldatini e messi in uno specifico, inattaccabile, folder). Ma Avid oltre a non essere particolarmente user frendly era irraggiungibile per i suoi costi.
Oggi però (dal 15 novembre)  Avid parte al contrattacco con la nuova versione del suo software, Media Composer 6.0.
Le novità sono 3 e fondamentali:
1.      Avid Media Composer 6 è riscritto a 64 bit (quindi la capacità di gestire memoria RAM si moltiplica e la possibilità di reggere senza problemi progetti complessi viene eccezionalmente  ampliata) e viene venduto a 1500 dollari ai possessori di Final Cut.
2.     Se vuoi Nitris invece di pagarlo come una bmw lo potrai comperare a 6000 dollari.
3.      Ma la terza notizia è la più importante. Chi ha già Final Cut e lo interfaccia con una scheda Aja, Blackmagic o Matrox (parliamo di schede da 1000-2000 Euro, in pratica la totalità degli utenti professionali di FCP) potrà usarla per farci girare Avid. E questa è la vera sfida lanciata ad Apple sul mercato professionale. In più la GUI così legnosa e anni ‘90 di Avid è stata modernizzata e sembra più adatta ai tempi. E il software può lavorare con file in ProRes, il formato Apple più diffuso. 
In pratica Avid sembra dire ai seguaci di Apple, abbandonati sul bagnasciuga: lasciate che i montatori tornino a me. Resta da vedere se i distributori italiani accetteranno la politica aggressiva della casa madre o continueranno nella loro pratica sonnacchiosa rivolta a pochi big spenders. La “democratization of media” (almeno dal lato tecnologico) sta diventando una realtà anche da noi, e chi non è in grado di cogliere l’autobus rimarrà a piedi.

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