venerdì 4 novembre 2011

Santoro: una rivoluzione (e un rischio sbadiglio)

Allora vediamo se ho capito. Santoro ha fatto il botto (come ci aspettavamo). L’ha fatto con effetto bandwagon – raccogliendo per strada distratti ed incerti. Lo ha fatto con un format che lascia qualche perplessità, soprattutto pensando alla sua proiezione nel futuro (molto autoreferenziale e da oratoria civile, più che evocare Montanelli e Biagi andrebbero pagati i diritti a Rizzo e Stella). Ieri Corrado Formigli ha fatto la sua miglior puntata, vagamente ienizzata ma con più attualità rispetto a “Servizio pubblico”, ma ovviamente è stato lui il primo a pagare pegno.
Ma non è del format o se volete della drammaturgia di Santoro che volevo parlare (Malaparte su Tv Blog ha scritto cose molto interessanti a questo proposito, a differenza di un Grasso insolitamente frenato, forse a causa della massiccia occupazione dello studio di Santoro da parte degli headquarters di RCS).
Quello che veramente conta della giornata di ieri è il fatto che si sia verificata la strada trasversale (i colti direbbero multipiattaforma) per arrivare a milioni di persone. E questa, avvenendo vari mesi dopo la fase calda della polemica di Santoro con la dirigenza Rai, è una rivoluzione. Quando due anni fa venne fuori per la prima volta questa ipotesi (e Michele arrivò quasi ad un accordo con la Rai) ero già convinto che sarebbe potuta funzionare anche per i numeri  e l’ho scritto. E tutti scuotevano la testa dicendo “ma sai Michele è generalista, è generalista, non è adatto al web”. Ora intendiamoci: quest’idea che il web non sia generalista io non l’ho mai capita. Se è un discorso anagrafico (nativi digitali vs figli della tv) ok, se  è un discorso di analfabetismo tecnologico (cosa devo premere sul telecomando? come si cerca Santoro su google? Cos’è il canale 504?  Perché Corriere Tv si vede a scatti? Vado sul digitale terrestre? Cioé sulla tv normale? Come? Su Teleroma56? ecc.), allora d’accordo. (Ricordandosi però che noi italiani facciamo sempre gli scemi per non andare alla guerra, se poi una cosa ci interessa veramente ci facciamo aiutare e la troviamo).
Ma se è un discorso di contenuti editoriali non mi viene in mente nulla di più generalista di Youtube: dove tutti trovano quello che interessa alla propria nicchietta, ma dove se vuoi fare milioni di visualizzazioni devi far vedere la nonna che cade dalla finestra.
E qui torna la domanda che personalmente mi faccio da due anni: ma a Berlusconi nessuno ha spiegato che sono molto peggio per lui uno, due, tre milioni di persone raccolte fuori dal duopolio rai-mediaset piuttosto che sei milioni su raidue? Che “scassano” davvero il mercato? Che creano realtà nuove perché abituano la gente a scoprire nuove vetrine fuori dal corso principale? Possibile che un commerciante come Berlusconi non abbia capito? Possibile. Berlusconi era bravissimo a capire la comunicazione vent’anni fa. Oggi il mondo è cambiato e lui evidentemente non lo sa. Quello che invece dovrebbe sapere Santoro è che in futuro il format dell’antipolitica reggerà finché reggerà, appunto, Berlusconi. Poi bisognerà ricominciare a raccontare l’Italia. Altrimenti, in tv o su internet,  sulle grandi reti o sulle locali, sul satellite o sul digitale il compagno sbadiglio colpirà senza pietà. 

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