venerdì 11 maggio 2012

Di chi parlano i comici?


Bisio e Cortellesi a Zelig.


Quanto è difficile far ridere gli italiani. Zelig per la prima volta dopo tanti anni fa fatica, i programmi di satira più o meno impegnati della 7 non decollano, gli esperimenti comici di Raidue non raggiungono un ascolto soddisfacente.
Come dico sempre non sono qui per dare giudizi, e tantomeno per fare il critico televisivo. Anch’io sto cercando di capire che strada dovrebbe prendere un programma comico nella tv del 2013 e non ho ancora tutte le idee chiare.
Una cosa però l’ho capita. E come tale ve la propongo.
Secondo me non puoi far ridere senza esprimere una visione del mondo e delle cose. Non per forza una visione ideologizzata. Ma una visione, un’idea, giusta o sbagliata non importa, che rappresenti in qualche modo lo spirito del tempo. Quando Beppe Grillo –absit injuria verbis- faceva sganasciare platee di manager aziendali o teatri pieni di buona borghesia dicendo cose che gli stessi spettatori non avrebbero mai accettato dai propri rappresentanti politici, interpretava in qualche modo lo spirito del tempo. 
Il Trio Medusa e Laura Barriales in Italia Coast2Coast.
E quando i Gialappa’s prendevano in giro su Italia 1 i nuovi mostri delle tv locali degli anni ’90 cosa facevano se non rappresentare in qualche modo lo stupore e assieme la voglia di stare dentro quella colossale trasformazione che, volenti o no, coinvolgeva anche gli “intellettuali tradizionali” del nord Italia, in bilico tra il rifiuto della tv commerciale e l’accettazione della sfida del rapporto con un mondo di sogni e di consumi? E quando sulla Rai degli anni ottanta e novanta fino alla soglia del duemila veniva rappresentata la satira dei tipi umani dello sviluppo nostrano (da Arbore a Verdone a Max Tortora, per capirci) c’era dietro un’idea irridente ma in qualche modo compassionevole verso le contraddizioni di quell’Italia. Quando, nel periodo più hot del berlusconismo, Crozza, Dandini, Guzzanti ecc. se la prendevano con gli epifenomeni del Cav, c’era dietro comunque un’idea forte di opposizione a quel mondo, esplicita, ideologica se si vuole ma anche rappresentativa di un pezzo importante del Paese. Perfino il Bagaglino degli anni d’oro rappresentava un’idea forte della società (quella andreottian-pariolina fatta di accettazione e gestione dei tratti più levantini dello spirito italiano) in cui comunque milioni di persone si potevano riconoscere.
E adesso? Adesso vedo in gran parte smarrimento, o il ripercorrere vecchie strade che sembrano anacronistiche, o incapacità di raccontare (o forse persino di saper riconoscere) la nuova Italia della crisi.
Ma i comici questo hanno sempre fatto: cogliere prima degli altri il lamento, la doglianza, perfino il dolore e trasformarli in riso. Sotto i bombardamenti, a Roma i teatri erano pieni. Adesso, invece si notano i vuoti nelle famiglie auditel. Chi è in ascolto?


3 commenti:

  1. Sfiducia, paura, depressione, recessione, diffidenza, invidia, rancore, rabbia, ansia, rassegnazione, annichilimento, egoismo, sopraffazione, aggressività, demagogia, assolutismo, qualunquismo, populismo.
    Mi pare questo lo spirito del tempo.

    Antidoti? E' una parola...
    Comunque ci penso.
    Grazie della riflessione.

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  2. Grandissimo Paolo Rossi! Se vi siete persi la prima puntata su Sky Uno, torna anche il 31 maggio e il 7 giugno! http://www.youtube.com/watch?v=mXsTuhtomWM

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