lunedì 20 agosto 2012

Quando Quelli che il calcio erano pochi



Fabio Fazio con Peter Van Wood e Idris.
Ripropongo qui, nell'ottica del riciclo intelligente, l'articolo pubblicato sull'ultimo Venerdì di Repubblica.


All'inizio era per pochi. A quei tempi Fazio faceva ancora l’imitatore e la Ventura lavorava alla Domenica sportiva. Quelli che il calcio, durante la Prima Repubblica, andava già in scena ogni domenica pomeriggio, ma per un ristretto circolo di privilegiati.  Per seguirlo dovevi essere un apparatchik della politica. Sì, perché alle due del pomeriggio del dì di festa le sedi della Rai si aprivano ad un selezionato gruppetto di ministri e deputati ed offrivano loro il frutto proibito: la possibilità di seguire le partite in diretta. Dagli stadi arrivavano le immagini degli incontri di campionato. Che non venivano trasmesse, ma registrate per realizzare Novantesimo minuto. Le cronache narrano un episodio avvenuto alla guardiola del Centro di produzione tv di Napoli, dove un ignaro vigilante si vide arrivare Cirino Pomicino e un big del Psi pronti a seguire le prodezze di Maradona. Non avendoli fatti entrare, passò i suoi guai.
Forse anche per questo intollerabile privilegio cadde la Prima Repubblica. E con la Seconda arrivò, inizialmente su Raitre, il programma di Fabio Fazio (e di Paolo Beldì, di Buno Voglino, di Marino Bartoletti). Non è che si vedessero i gol: però si vedevano altri happy few (dello spettacolo: la mutazione del potere era già avvenuta) mentre si deliziavano a gustare i gol che noi comuni mortali non potevano seguire.
C’erano già stati dei precedenti, ovviamente. Le tv locali già da tempo campavano aggiornando in tempo reale l’ipotetica schedina del totocalcio (ancora non esistevano anticipi e posticipi, la giornata di campionato si bruciava in due entusiasmanti orette).
Victoria Cabello.
Ma Quelli che il calcio ebbe, onestamente, una marcia in più. Spesso si irride il buonismo di Fabio Fazio, ma in realtà la sua tv è abbondantemente intrisa di ironia. E di quello che oggi chiamiamo il gusto del cult. Due carte (la capacità di giocare con le nostre comuni debolezze in quanto telespettatori, ma anche di farlo in modo esplicito) che assicurano al fazismo un posto nella tv intelligente.
Il passaggio di mano alla Ventura non disperse del tutto la cifra iniziale. Idris, Suor Paola e Peter Van Wood furono sostituiti da comici e imitatori professionisti, come Maurizio Crozza, Max Giusti e Lucia Ocone. Nel frattempo però, lo spazio del calcio, lentamente, implodeva, esposto ai mutevoli contratti tra Rai e Serie A (un anno i diritti li aveva la Rai, una anno Mediaset ecc.). Ma soprattutto, qualcosa stava minando anche la Seconda Repubblica, che aveva in Rai e Mediaset i due capisaldi: Sky, con le partite integrali.  Adesso la Cabello (da difendere con le unghie e con i denti) dovrà vedersela con una stagione in cui la Rai non ha i diritti delle partite durante il pomeriggio. Il calcio nazional-popolare, lentamente, è evaporato. E si è trasferito sui millanta canali del satellite e di Sky Go. 
E dài, proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno: abbiamo dovuto abbattere due Repubbliche, ma almeno non occorre più essere ministri per vedere la squadra del cuore in diretta.

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