mercoledì 1 agosto 2012

Il futuro di Mediaset? Riguarda tutti

La torre di trasmissione di Mediaset a Cologno Monzese.

Oggi il titolo Mediaset ha fatto il tonfo in Borsa. Con quella Semestrale c'era da aspettarselo.  Probabilmente c'è dietro anche un segnale preciso dai fondi americani. Erano scontati anche ammiccamenti e strizzatine d'occhio di fronte al moloch berlusconiano pericolante. 
Ma la forte flessione in Borsa del principale gruppo di comunicazione italiano privato può solo preoccupare le persone serie: perché significa mettere in crisi tutto il comparto dell'industria televisiva, il suo indotto, le prospettive dei giovani creativi e dei lavoratori qualificati di quel settore. 
La verità è che non c'è soltanto la crisi, pesantissima, che spinge gli inserzionisti a tagliare gli investimenti pubblicitari. C'è anche un'azienda che ha urgente bisogno di rinnovarsi: nella sua offerta, nel suo rapporto con il pubblico, con la Rete e con la politica. 
Oggi si tocca con mano il dubbio che anche in questo blog abbiamo espresso tante volte: siamo sicuri che gli interessi del Berlusconi politico e dell'azienda che ha fondato non stiano ormai divergendo? Siamo sicuri che in questa situazione il principale gruppo privato italiano di comunicazione non abbia bisogno della libertà di riaprire le vele, di prendere strade nuove, idee nuove, nuovi modelli di gestione e nuovi interlocutori? Non è che a Cologno non si rendano conto della situazione. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo tante cose. (Tra cui, non ultima, la prossima campagna elettorale). 
Mediaset è sostanzialmente un'azienda sana, ma ha sempre corso in rettilineo (nonostante i pit stop dai Palazzi di Giustizia). Ora è il momento delle svolte. 

4 commenti:

  1. Pienamente condivisibile tutto ("bisogno della libertà di riaprire le vele, prendere strade nuove, ecc."). Aggiungerei però, maliziosamente, anche "bisogno di competere con la Rai in modo molto più corretto, senza tentare -per vie traverse- di condizionarla pesantemente in ogni modo". Quando dico "vie traverse" intendo proprio le pesanti intromissioni nella vita dell'Azienda pubblica che per anni sono state fatte approfittando del ruolo politico di Berlusconi. In conclusione, una delle svolte di cui Mediaset ha bisogno è quella di riattivare una sana concorrenza, senza interferire in ogni modo nella vita dell'Azienda pubblica. Me la ricordo la Moratti Presidente Rai, tanto per citare uno solo (e nemmeno il peggiore) degli esempi di tentata colonizzazione e condizionamento della Rai, la principale azienda competitrice. E la riattivazione di una sana concorrenza farebbe certamente bene anche a "tutto il comparto dell'industria televisiva".

    RispondiElimina
  2. Credo che la nuova dirigenza Rai su questi punti abbia le idee molto chiare. Per una volta sono ottimista, almeno per le novità che potranno arrivare da Viale Mazzini.

    RispondiElimina
  3. E' ciò che accade,alla lunga, a chi vive in un regime di monopolio,(SI MONOPOLIO )La mancanza di una vera concorrenza ed il ricorrere quasi esclusivamente ai benefits derivanti dalla partecipazione alla politica del suo fondatore,unita alla crisi economica, non ha fatto crescere in modo sano la creatività e l'innovazione!Ora si dovrà rimettere in gioco,possibilmente senza tentare ancora di abbattere il "concorrente " con armi non commerciali

    RispondiElimina
  4. Concordo che l'azienda Mediaset sia un colosso che fatica a muoversi verso una nuova offerta di programmi, non concordo però che debba concorrere con l'Azienda pubblica, quest'ultima infatti dovrebbe offrire un servizio assolutamente diverso dall'attuale, un servizio molto più vicino a quello che la BBC offre ai suoi utenti, completamente svincolato dalla politica dello share e soprattutto completamente privo di spazi pubblicitari, eccezion fatta per quegli spazi di pubblicità progresso o di campagne di sensibilizzazione ecc.
    Non dimentichiamoci che lo stato italiano raccoglie l'abbonamento RAI spacciandolo per una tassa di proprietà sugli apparecchi in grado di riprodurre contenuti audio/video senza redistribuirlo poi a tutti coloro i quali "fanno televisione" ma solo alla RAI, per la quale inoltre raccoglie ulteriori entrate con la pubblicità... insomma... direi che il sistema radiotelevisivo italiano vada un po' rivisto nella sua interezza

    RispondiElimina