domenica 29 gennaio 2012

Maria e i talenti di Mediaset

Maria de Filippi e Gerry Scotti a Italia's Got Talent

Proviamo a dare dei giudizi di fatto e non di valore. Mediaset non ha mai compreso bene i propri successi. Berlusconi li ha sempre cercati seguendo una sorta di modello Rai-On-Steroids, cioé il grande intrattenimento Rai del trentennio e quarantennio passati ma con più soldi, più lustrini e più sesso. Una formula che oggi sarebbe impraticabile per i costi e antistorica per la sensibilità generale.
Invece i veri successi sono spuntati quando lui meno se l’aspettava (da Drive In a Stranamore), e così è andata anche nei decenni successivi. Dove per successo si intende un long seller: cioé un prototipo che non necessariamente “sfonda” subito, ma si impone nel tempo, diventa un asset e insieme un modello creativo e produttivo che ridefinisce l’ambito del suo genere.
Il modello-Maria, nel bene e nel male, è nato in modo casuale e sotto il “campo di forza” di Costanzo, che all’epoca era una vera potenza, essendosi occupato in prima persona, a metà degli anni 90, della mediazione politica con la sinistra per breve tempo al governo. Il lento e progressivo shift del target di Canale 5 dalle “famiglie giovani” a un pubblico femminile giovane-centrale (quello che Agostino Saccà nelle riunioni riservate Rai chiamava con malcelato disprezzo ma indiscutibile acume “le sciampiste”) è stato determinato fondamentalmente dai programmi di Maria De Filippi e dal GF. Che anche se oggi è in crisi è stato una rivoluzione per il pubblico di Canale 5 (anche se nessuno se lo ricorda, a Berlusconi il Grande Fratello faceva orrore, e solo dopo il suo grande successo cominciò ad apprezzare, da commerciante, la gallina dalle uova d’oro che si era trovato in casa a causa di Giorgio Gori, allora direttore di Canale 5 e di Marco Bassetti, capo di Endemol). 
Antonio Ricci. 

Le grandi importazioni di modelli Rai non hanno mai funzionato a Canale 5, e ciononostante Berlusconi le ha sempre perseguite: dalle grandi campagne acquisto (la metafora calcistica è sempre quella rivelatrice, parlando della cultura imprenditoriale di B.) che portò alla Fininvest la Carrà, Baudo, e molti altri personaggi Rai; alla mimesi di prodotti Rai, dal grande varietà al programma in stile “arboriano” di seconda serata, fino ultimamente al tentativo di replicare i talent sul ballo. E invece Striscia la notizia, un programma che la Rai non avrebbe mai potuto produrre (e neanche mai potrà, secondo me) è diventata la gallina delle uova d’oro; così come le Iene (poco importa che sia un format d’importazione, ciò che conta è che la Rai non potrebbe mai permettersi le Iene). E arriviamo fino a Italia’s Got Talent. Nel bene e nel male Italia’s Got Talent è indiscutibilmente un programma Mediaset, ha un’identità forte che viene ribadita e moltiplicata dalla presenza di Maria e di Gerry Scotti. Il generalista Rai non è il generalista Mediaset e viceversa. Una cosa che anche la Rai dovrebbe tenere bene a mente.

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