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Beauty and the Beast (Disney, 1991) |
Ragazzi dei palinsesti, menti brillanti del marketing, masterizzati dei centri media, attenzione! L'altro ieri
La bella e la bestia (Disney, 1991) ha surclassato il GF, con performance impressionanti soprattutto
sul pubblico giovane (33% sui 15-24, 29% sui 25-34!). Ora: è vero che l'edizione di quest'anno del Grande Fratello (anzi,
di Grande Fratello, come dicono all'Endemol) è particolarmente sfortunata, così come è vero che i dati dei meter durante quelle che gli esperti di marketing chiamano "le strenne", e cioé le feste di Natale, non sono totalmente rappresentativi del bacino d'ascolto reale (gente che va in vacanza, ecc.). Ma è anche vero che
Beauty and the Beast, superclassico della Disney Renaissance degli anni '90 era già presente sotto forma di home video nelle case di qualunque famiglia italiana abbia avuto figli o nipoti nel passato quindicennio (da quando cioé Buena Vista ha iniziato a distribuirlo in vhs e poi in dvd).
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1990: Jeffrey Katzenberg allo storyboard di Beauty and the Beast (C) Disney
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Ritorna quindi il successo della
ricetta generalista, in controtendenza con quelli che, fino alla Crisi, abbiamo considerato i trend inarrestabili verso una fruizione polverizzata tra i canali e i media. D'altronde a livello mondiale gli addetti ai lavori cominciano a parlare di tv "
feel-good" come ricetta per i network in crisi. La formuletta è tutta da verificare, ma il caso dei prodotti Disney è particolarmente significativo. I "classici" Disney in passato non avevano raccolto ascolti entusiasmanti su Raiuno. Almeno fino alla sventagliata di longometraggi disneyani programmati in questo periodo natalizio. E' vero (come ricorda saggiamente Hit su
Tvblog) che quando si mettono in mezzo le principesse è come usare l'arma fine-di-mondo, ed è quasi impossibile perdere sul pubblico femminile indifferenziato. Ma è altrettanto vero che il prodotto in questione
era già disponibile in quasi tutte le case degli italiani. Tant'è vero che
Beauty and the Beast è nella top ten delle più grandi vendite home video mai realizzate dalla Disney. E quindi? E quindi
1. un conto è vedere o rivedere un classico in dvd (o da un orrido divx scaricato da Torrent), un conto è rivederlo assieme a tutta la famiglia sapendo che altri milioni di persone lo stanno vedendo con te. (Niente di nuovo, il fenomeno ha tante definizioni sociologiche, quello che importa è sapere che nella crisi ciò è ridiventato un plus);
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Alessia Marcuzzi si commuove durante il GF |
2.
c'è una inaspettata domanda di "tv generalista": che non deve più essere confusa con la tv per i "telemorenti", come direbbe Boncompagni. La tv generalista non è la tv per vecchi o il formatino "family" accroccato con quattro soldi e la solita compagnia di giro di ospiti noti alle patrie "risorse artistiche" dei principali network. Oggi la tv generalista -quella che riunisce la famiglia o comunque generazioni diverse, com'è stato per
Fiorello- è tale se viene riconosciuta come un
prodotto premium, un'offerta ricca e di qualità, non un ripiego per disperati. Diciamo che la crisi ha dato una insperata chance ai difensori delle generaliste, ma a un prezzo: devono essere prodotti di alto livello. (A proposito: spero che prima o poi venga distribuito anche in Italia un documentario come
Waking Sleeping Beauty, che racconta appunto quali furono le basi del Rinascimento disneyano dopo la crisi degli anni '80). Insomma: non confondiamo
tout court il Capodanno di Conti con un grande successo generalista. Lì il problema è un altro ed ha sede a Cologno Monzese.
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