lunedì 9 gennaio 2012

Il paese degli indignati



Siamo diventati il Paese degli indignati. L’ultima indignazione è contro lo spot istituzionale della McCann per gli Abbonamenti Rai, in cui a un certo punto si vede- in un contesto del tutto inoffensivo- Papa Wojtyla. Mi ha sempre commosso la tenacia con cui i creativi romani di McCann riescono, anno dopo anno, a proporre un'immagine della Rai friendly e cool, che neanche i capi della Rai hanno in testa (figuriamoci i creativi di McCann, secondo me devono farsi dei gran pediluvi, PPM appesi al lampadario, training autogeni e alla fine pensare al mutuo, e oplà la strategia creativa ogni anno esce fuori. Tanto di cappello, comunque, anche se si capisce che quest'anno i soldi da spendere erano pochi).

John Belushi in 1941
In ogni caso, è curiosa questa nostra tendenza ad indignarci per le cose più diverse, basta che l’indignazione porti come bottino un po’ di spazio mediatico. Anni fa c’erano le mitiche Associazioni dei genitori (me ne ricordo una di cui non faccio il nome perché ha la querela facile, ci bastonava continuamente poi una volta invitai credo la sua Presidentessa a Cronache marziane. Evidentemente la cosa le piacque perché tornò altre volte e alla fine ballava sul tavolo con personaggi che non avrebbero sfigurato nel bar di Guerre stellari). Poi è arrivato il Codacons, con cui non so mai se si debba essere d’accordo a prescindere o sanamente dubitare (come diceva un noto statista democristiano vivente, a pensar male non si sbaglia quasi mai). Adesso gli specialisti dell’indignazione facile (con comunicato alle agenzie incorporato) allignano nell’Idv. D’altronde da lì è uscito anche Scilipoti, per chi se lo fosse dimenticato. E’ una tradizione italiana: indignarsi spesso, ma con la memoria corta.

Una volta Oreste del Buono, un intellettuale vero che purtroppo non c’è più mi invitò a vedere la prima di 1941, un folle (e sfortunato) film di Spielberg che metteva in burletta la mobilitazione collettiva nella provincia americana contro la possibile invasione giapponese. Vedi, mi disse Oreste, è come se da noi avessero fatto un film comico sulla Resistenza. Da noi non si può fare. Amen.

(A proposito, la questione del canone è molto semplice: è una tassa. Poi come i soldi si spendono è un altro discorso. Altrimenti avrebbero ragione gli evasori fiscali.)

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