mercoledì 7 dicembre 2011

La telecamera ha sconfitto la pellicola?


 
ARRI, Panavision e Aaton, le tre maggiori produttrici di macchine da presa per il cinema hanno silenziosamente cessato la produzione di cineprese in pellicola nel 2011, per concentrarsi esclusivamente sulla progettazione e produzione di camere digitali.
“Soprattutto negli Stati Uniti la domanda di macchine da presa in pellicola è quasi scomparsa”, ha detto uno dei capi dell’Arriflex a Creative Cow, il più potente network di blog americani per addetti ai lavori del video. Perfino AbelCine, il maggior noleggiatore di materiale cinematografico negli Stati Uniti- citato da CC-  spiega che l'azienda noleggia ormai per lo più videocamere digitali.
La mitica Bolex H16 (1933)
Non è che nessuno le usi più, le cineprese, ma poiché il mercato si restringe progressivamente il parco già esistente può coprire tranquillamente tutte le esigenze. In più la moda del 3D stereoscopico ha "accelerato la fine del film", perché come spiegano gli esperti è un incubo sincronizzare due cineprese in pellicola.
Cinema e serie tv usano sempre di più le RED, le ARRI Alexa,  le Panavision Genesis e anche le rinnovate Sony Cinealta. In pratica, telecamere digitali molto sofisticate che si avvicinano, anche grazie all’uso di ottiche cinematografiche, alla qualità della pellicola a 35mm. Secondo i dirigenti dell’ARRI in due o tre anni la produzione cinematografica  potrebbe essere per l'85 per cento digitale e solo per il 15 per cento in pellicola.
In America tutto è precipitato nel 2008, quando il sindacato degli attori di cinema (la storica Screen Actors Guild) ha fatto resistenza all’accordo con i produttori cine-tv, mentre il sindacato che copre gli attori che girano con le telecamere (AFTRA) ha siglato un accordo separato con la controparte. Risultato: in 24 ore gran parte dei producer americani sono stati fulminati sulla via di Damasco del cinema digitale. Nella stagione 2009-2010 il 90 per cento dei pilot televisivi sono stati girati in digitale.
Lo tsunami giapponese dell’11 marzo 2011 ha spinto ulteriormente la produzione televisiva nel regno digitale. Fino ad allora, le produzioni televisive erano in gran parte dominate da Sony, che registra su cassette HD SR, ma l'unico impianto che le produce si trova proprio a Sendai: è stato pesantemente danneggiato e il funzionamento è cessato per diversi mesi. Con solo due settimane di nastri ancora disponibili, molti produttori televisivi, preoccupati di rimanere a secco di cassette, sono passati a sistemi tapeless, un altro passo verso il futuro full-digital.
Arri Alexa
Il terzo colpo, e forse il più devastante per la pellicola, deriva dalla maggiore penetrazione del cinema digitale nelle sale. Secondo Patrick Corcoran, dell’Associazione Nazionale dei Proprietari di Sale (NATO) alla fine di luglio 2011 oltre il 50 % delle sale americane sono passate alla proiezione digitale.

Quindi il film è morto e ha vinto l’elettronica? Non proprio. In realtà l’immagine “televisiva” che abbiamo imparato a conoscere dagli anni ’50 ad oggi è la prima vittima, dal punto di vista espressivo, di questa rivoluzione.  Tutte le camere digitali (da quelle professionali a quelle consumer)  tendono sempre di più a mimare quella che siamo abituati a considerare “l’immagine cinematografica”: la scansione progressiva, il gamma, la scarsa profondità di campo tipiche del cinema sono oggi un must per la produzione in digitale.
Panasonic DVX-100, fu la prima videocamera DV a scansione progressiva (Ehi, sembra film!)
Le prime camere digitali in HD prodotte dalla Sony erano simili a telecamere tradizionali con un fotogramma molto più grande. Tutto era fantasticamente (o spaventosamente) a fuoco, anche perché i sensori ottici erano molto piccoli. Registi e direttori della fotografia le snobbavano appena possibile. Oggi i sensori digitali certe volte superano le dimensioni dell’otturatore di una macchina da presa a 35mm. Quindi su queste “telecamere” possono essere montate le stesse ottiche del grande cinema hollywoodiano. Anche nella produzione indie la tendenza da almeno 8 anni è la stessa. Dai tempi eroici della AG-DVX100, la prima videocamera digitale a scansione progressiva a buon mercato, prodotta per il mercato dei video makers, che fu una vera rivoluzione. La DVX-100 fu un vero e proprio strappo rispetto alle regole della buona educazione televisiva: niente immagine interlacciata, niente colori slavati, neri più intensi. (In Italia, anche la prima serie di Boris fu girata con la DVX-100).
Si passò all’uso di macchine sempre più perfezionate, su cui venivano applicati ingegnosi adattatori per simulare la resa cinematografica. Poi la Canon fece un nuovo sconquasso lanciando una macchina fotografica il cui sensore riusciva a sopportare la scansione a 24 e 25 fotogrammi (la Canon 5d). Nel frattempo era arrivata, per il mercato professionale, la RED. Cui fecero seguito tutte le altre camere adatte al cinema digitale. Fino a quelle a 4K disponibili oggi sul mercato.
Red One, fu una rivoluzione

Panavision Genesis
Ma. Ma tutti i nuovi sistemi sono “full digital” e “tapeless”: in pratica, le sequenze “filmate” non vengono, in nessun momento della produzione, “fissate” su un supporto fisico, sia esso pellicola che videocassetta, ma su una scheda di memoria. E l’esperienza di questi vent’anni ci dimostra che è più facile conservare (o perlomeno non perdere) la vecchia foto  Polaroid della nonna che uno scatto digitale. Lo stesso è per il cinema. Gli hard disk si rompono quando meno te lo aspetti,  i sistemi di codifica invecchiano facilmente ecc. ecc. Se la Biblioteca di Firenze fosse stata digitale, nulla si sarebbe salvato. Lo stesso è per i film. Una vecchia pellicola tenuta al fresco e all’asciutto (vedi i classici della Disney) risulta perfetta dopo settant’anni, lo stessa affidabilità per ora non è affatto garantita dai sistemi digitali. Il nastro dati LTO, attualmente il supporto di memorizzazione digitale preferito, è compatibile per solo due generazioni. E poi? Certo è impensabile che una grande produzione perda i suoi archivi: ma per tutti gli altri, filmmakers, troupes e dilettanti compresi, è una strada difficile. Non so quante foto fatte con lo smartphone e quanti filmini su scheda di memoria ci ritroveremo in mano tra vent’anni.

1 commento:

  1. Perfettamente d'accordo sulla labilità della conservazione dei dati. E che dire quando si gira con due telecamere, la propria e quella di un amico, che una volta ti dava il nastro e arrivederci, mentre ora si deve procedere subito allo scarico sun un disco, a meno che non gli si presta una seconda scheda di memoria... Ho giusto acquistato, scartata stanotte, la Sony FS100, la mia prima cam senza nastri e...senza zoom! AIUTO!

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