martedì 3 aprile 2012

Endemol è uscita da Mediaset


Sabrina Mbarek, vincitrice del Grande Fratello 2012 (c) Rti/Endemol
E così, dopo Emilio Fede, si stacca un altro petalo della vecchia Mediaset. Certe volte le cure dimagranti possono tonificare. Questo distacco probabilmente farà bene a tutti e due, a Mediaset, che oltre a risparmiare dovrà guardarsi attorno in cerca di idee nuove, e a Endemol, che ha bisogno di darsi un’iniezione di creatività e di brandizzazione. (E di nuove killer applications, Big Brother ha 14 anni). Perché se è vero che Mediaset è uscita da Endemol, è anche vero che Endemol è uscita da Mediaset.
Da noi si tende ad identificare Endemol con Endemol Italia, mentre Endemol è un agglomerato di 80 società nazionali,  in 30 Paesi diversi, molte delle quali preesistenti, alcune delle quali con grandi potenzialità, e non solo un commercializzatore di format altrui, come siamo abituati a viverla qui.  Parte di Endemol è anche la Zeppotron, che in Inghilterra ha prodotto il capolavoro Black Mirror, per capirci. 
Il problema è: qual è l’effettivo valore aggiunto di questo network? In un mondo in cui Internet, molto più e molto prima dei mercati come il Mip, globalizza in tempo reale trend, format e idee (quando arrivi a Cannes per il Mip sai già tutto); in un mondo in cui le connessioni tra società di produzione  locali e broadcaster vengono sconvolte dalla velocità della rete, che ti fa conoscere tutto quello che bolle nelle varie tv del mondo (per cui la società X propone a un network il format della "filiale" australiana della società Z senza neanche chiederglielo prima e poi va dalla società Z a e dice ragazzi l’ho piazzato, se volete vi pago i diritti, oppure facciamolo insieme o niente), quanto è strategico stare dentro un terminale  di questo network?
Big Brother, versione inglese (c) Endemol
Si dirà: ma c’è il know-how. E’ vero, e questo secondo me è stato sottovalutato da Mediaset perché avevano davanti il modello italiano, che è un modello molto particolare anche rispetto alle altre Endemol sparse per il mondo. E lo è per una ragione strutturale che non dipende dal management di Endemol. In Italia le società di produzione televisiva (almeno nel vasto mercato dell’intrattenimento, la fiction fa discorso a sé) non riescono a sviluppare appieno uno stile, un’esperienza di bottega produttiva, un proprio brand riconoscibile perché da sempre sia Mediaset che la Rai hanno voluto mantenere una propria fabbrica da cui anche le società di produzione (tranne casi particolari) dovevano passare. In altri termini: tu casa di produzione mi porti un’idea, un gruppo autorale e una redazione con skill particolari (ad esempio nel campo del casting tv); io broadcaster metto le troupes, le maestranze, le scenografie, gli studi, i montaggi ecc. In questo modo però non si sa mai quanto un programma sia farina del sacco del broadcaster o della società di produzione, non si sviluppano professionalità specifiche (né della casa di produzione né del broadcaster) e- last but not least- non si risparmia neppure, si perde semplicemente un sacco di tempo a discutere di minuzie.
Black Mirror (c) Zeppotron/Endemol
Quando dovevo fare Cronache marziane Marco Bassetti mi portò a vedere la versione spagnola: entrammo in uno studio Endemol dove una troupe Endemol mandava in diretta alla Cinco il segnale di un prodotto Endemol realizzato da Endemol. Se poi va male sai con chi prendertela. Da noi questo non è possibile, e ciò non ha portato particolare giovamento né a chi lavora nelle grandi televisioni né ai costi di Rai e Mediaset.
In ogni caso, il modello per Mediaset o Rai non può essere quello del ritorno alla produzione tutta interna. E’ uno slogan che fa sempre effetto sui politici, che di queste cose di solito non capiscono un’acca, e sui lavoratori delle rispettive aziende. Ma è uno slogan illusorio. BBC fa programmi riconoscibilissimi da un miglio di distanza, eppure perfino la sua “tribuna politica” (Question Time) è appaltata totalmente a una società esterna (e va in diretta!). Si può far bene gli editori mettendo in competizione gruppi di lavoro interni e società esterne, e magari in questo modo risparmiare anche. Ci vuole molta elasticità per muoversi oggi in questo complesso mercato.

Comunque, due cose sono certe. La prima: per Mediaset e Rai è ora di tornare a fare gli editori. Non i capomastri. E la seconda: vi immaginate se l’Apple fosse stata gestita dalle banche? Ecco, speriamo che Endemol trovi presto un compratore "del mestiere".

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